XI Capitolo ITS – Il signore dei (camp)anelli
«Tre, due, uno, via!». Abbandona con un balzo la sedia dalla quale nell’ultimo minuto lo aveva fissato e impugna il campanello. Scuotendolo con solennità batte orizzontalmente e verticalmente – secondo un tragitto regolare e programmato – gli ambienti dove si aggirano rumorosi i padri capitolari. La sua bocca è muta, ma il tintinnio dello strumento disciplinare è perentorio: «Abbandonate ogni altra occupazione e confluite in aula, perché i lavori stanno per iniziare». Se gli sembra di essere ignorato, ti si fa vicino e trasforma il campanello in un trapano. Non c’è modo di sottrarsi alla sua signoria. Forse gli piace.
In realtà sono grato al fratello “campanaro”, che svolge un servizio prezioso per il quale si vincola a una fedeltà inarrivabile per la mia indole. Prima ancora di iniziare i lavori mi invita a una riflessione. Quante volte mi sarò illuso – nei rapporti umani, nelle cose che faccio e perfino nell’annuncio del vangelo – che basti far risuonare degli ordini per ottenere dei risultati. Che si possano cambiare le cose per decreto, a suon di documenti, prediche, moniti.
L’insonne che a letto si ripete: «adesso devo dormire».