Fr. Gino Colombo

Religioso Fratello Colombo Eugenio (Gino), nome di religione Gabriele: i dati della sua scheda d’archivio sono, nella loro completezza, piuttosto essenziali, si direbbe addirittura asciutti e senza alcun compiacimento, un po’ come essenziale e completo è stato lui come professionista e dirigente d’azienda e, soprattutto, come cristiano e religioso. Difficile sintesi per tutti che comporta l’unificazione di situazioni di vita che chiedono coerenza, fedeltà, discrezione, discernimento intuito imprenditoriale, senso della giustizia.

E già in questo elenco si intravedono i luoghi di un esercizio virtuoso impegnativo, oltre che di possibili smagliature; ma, se vogliamo riprendere il pensiero di un filosofo, “pensare è ringraziare”, il ricordo di Fratel Gino in quanto pensiero è soprattutto ringraziamento. E, se vogliamo riprendere un detto tedesco che completa il pensiero del filosofo, il guiderdone del mondo è l’irriconoscenza: ma Dio è giusto e misericordioso.

Figlio di Angelo e di Maria Colombo, l’uno deceduto nel 1934, l’altra nel 1963, fratel Gino era nato il 16 luglio 1923 a Trezzo d’Adda, provincia e diocesi di Milano, ed era stato battezzato il 22 luglio 1923 nella chiesa parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio, dove anche ricevette la cresima  il 9 agosto 1930 dal beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, come ha tenuto lui stesso ad annotare nella sua scheda personale, che si accompagna a un altro solenne certificato, a mo’ di Bolla rilasciata per un compito o un incarico, circa il suo stato libero al momento dell’ingresso al Postulato. La cresima è consacrazione per la testimonianza, così come la vita religiosa è impegno di testimonianza. A testimoniare, Fratel Gino ha continuato da giovane, da militare, nei lunghi anni della vita religiosa e professionale, nell’infermità con semplicità e in modo essenziale.

Da militare… non  è frequente questa sottolineatura nelle schede dei religiosi, anche se non manca tra i più vecchi dei dehoniani e in alcuni dei 50/60enni,  magari in Sanità e tra i Cappellani. Fratel Gino il militare lo aveva fatto davvero. A tavola, allo Studentato, quando sedeva con quelli più avanti negli studi, qualcosa raccontava ma non dimentichiamo che a tavola, allora, spesso si leggeva di santi, non di sport, si leggevano i testi della Congregazione che erano così almeno conosciuti. Quelli che per Martin Lutero erano i Tischreden, i discorsi a tavola, allo Studentato qualche volta facevano spazio anche ai ricordi di guerra di Fratel Gino: turni di guardia alla morgue o  a un condannato a morte in quel della periferia di Casalecchio, nel bel mezzo di un bombardamento alleato; fughe e ricerca di ospitalità, i primi padri e fratelli incontrati dopo l’8 settembre.

Le note della sua scheda, che diligentemente aveva aggiornato l’ultima volta che gli fu possibile, riguardo ai suoi trascorsi militari puntualizzano che, del Distretto di Monza, aveva passato visita  a Cassano d’Adda nel 1942 e poi prestato servizio nel 62° Reggimento Fanteria Motorizzata (a Trento). Partito il 6.01.1943 era scappato l’8.09.1943, come tanti altri: ma questa è storia civile che  tutti sanno o dovrebbero sapere. Lo avevano ripreso e inquadrato nella Wehrmacht (accadeva anche questo e, del resto, era alto e biondo) quando era il 13.03.1944. Scappò ancora una volta alla prima occasione opportuna ed era già il 18.04.1945.

Tralasciando la parentesi tra questa seconda fuga e l’ingresso nella vita religiosa, sappiamo che fu ricevuto postulante ad Albino il 19.03.1947.  Si legge nel documento di stato libero con bolla e sigillo del  cardinale Schuster  che «optimam partem eligendo, nomen suum huic praeclarissimo ordini seu Congregationi dare voluit»:  ha voluto dare il suo nome a questa nobilissima famiglia religiosa, scegliendo la parte migliore. Si faceva garante, l’arcidiocesi milanese, che il detto non  solo non era uxorato o gravato da alcun impedimento, ma era giovane di buona condotta di vita e fama onorata.

Al noviziato di Albisola fece la prima professione il 29.09.1948. Le altre rinnovazioni annuali furono ad Albino il  29.09.1949 e il 1950. Anche la professione perpetua fu ad Albisola il 29.09.1951. Ad Albino aveva già iniziato quel suo lavoro che avrebbe poi continuato a Bologna, prima nella scuola del Villaggio del Fanciullo poi nelle Grafiche Dehoniane.

La tipografia, e sarebbe meglio dire le tipografie, piccole quanto volete prima, grandi e, forse, troppo grandi alla fine, sono state un po’ il suo campo di battaglia e la sua vita. Molti giovani sono cresciuti alla sua scuola e comunque alla scuola di maestri che aveva cercato e inserito alle Grafiche. Aveva avuto ottimi collaboratori tra i compositori, gli stampatori, i proto, il personale dirigente e amministrativo.

Per un po’ d’anni chi scrive fu presidente in quella azienda “particolare”, nel bene e nel male ci sarebbero tante cose da ricordare. Il bene è stato davvero tanto, dalla collaborazione con le varie testate del CED e la Casa editrice EDB alla pubblicazione delle riviste delle case, dalla stampa delle varie edizioni della Bibbia di Gerusalemme e di quella per il Mozambico ai libri liturgici di varie diocesi (Milano, Bologna, Regione ecclesiastica del Friuli in lingua friulana (lenghe furlane).

Con i collaboratori aveva creato un clima apprezzabile. Col senno di poi si disse che si potevano prevedere future conseguenze. I tempi che mutano e le nuove tecnologie fecero la loro parte… poi, si sa, le vittorie hanno spesso tanti padri, qualcuno anche putativo, e padrini autocelebrantisi; le crisi, invece, e le sconfitte sono sempre orfane. Imprenditoria e tempi della vita religiosa non  sempre marciano bene insieme. Ci sono, però, persone che anche in queste cose riescono a lasciare tracce: esempi, memorie, parole dette, silenzi ascoltati. Fratel Gino è stato una di queste.

Con  la tipografia si era incontrato ad Albino (1945-1952) facendo il tipografo, aveva continuato a Bologna – Villaggio (1952-1971 – Scuola grafica) e  proseguito con le Grafiche Dehoniane (dal 1971 al 2005). Delle Grafiche Dehoniane, costituite in società fu Amministratore delegato (1992 – 1999 – 2004): poi si dovette fermare. Anche le Grafiche finirono col fermarsi: una piccola commissione ne aveva rilevato la gestione, sapendo che si doveva comunque preparare la chiusura, curando il bene di tutti.

Frattanto Fratel Gino, dopo il ricovero per un ictus, ripresosi ebbe il trasferimento ad Albino (2005) e, in seguito, per essere meglio accudito, a Bolognano dal 2008.

Quando, in tempo quasi reale, la notizia della morte da Bolognano alla Curia è rimbalzata poi nelle comunità, nelle missioni, tra i confratelli e il personale del CED, tra gli ex dipendenti delle grafiche e gli ex ragazzi del Villaggio il tam tam, che però oggi si chiama Posta elettronica, sms e in tante  altre maniere che lui forse non conosceva, ha preso a suonare, dall’Africa Annamaria Berta ha scritto «Grazie dell’annuncio della morte di Fr. Gino. Di lui ho un ricordo sereno, ogni volta che lo incontravo ricevevo una ventata di serenità. Anche quando l’ho incontrato a Bologna il suo sorriso non era cambiato. Mi unirò a voi nella preghiera e nella fede del Risorto». Sempre dal Mozambico p. G. Meloni «In comunione nel dolore, nella speranza della risurrezione e nella preghiera per il nostro caro fr. Gino che tanto mi voleva bene».

Dall’Argentina il padre vescovo Virginio Bressanelli: «Ho avuto la notizia della morte di Fratel Gino Colombo. Ha raggiunto la meta a una bella età, dopo un bel percorso, semplice – disponibile – generoso- come religioso dehoniano convinto. Fa parte di una generazione di fratelli, certamente di stampo diverso all’ attuale, ma che sono stati un segno visibile dell’ assoluto di Dio e della  sequela chiara di Gesù. Anche se il mio rapporto con lui  mai è stato continuo, perché non ho studiato allo Studentato di Bologna, sempre ho raccolto la stima dei confratelli sulla sua persona e sempre ho avuto l`impressione che era un uomo pienamente identificato con la vita religiosa dehoniana e con un forte senso di appartenenza alla Provincia, assumendo bene gli impegni che i superiori li affidavano. Mi è sembrato sempre un buon lavoratore e che godesse di certa  pienezza umana e di pace interiore.  — Lo terrò presente nella mia preghiera, mentre anche domando al Signore che non ci lasci mai mancare , nella Provincia Italiana Settentrionale ed in tutta la Congregazione, la presenza di religiosi fratelli. Loro, più che noi sacerdoti, sono nelle comunità il segno vivo della gratuità nella donazione della propria vita per il Regno di Dio. Sono pure il segno della solidarietà di Cristo e della tenerezza del Padre verso ogni persona umana. E per il mondo sono un richiamo a mettere Dio sopra qualunque altra scelta di vita. – Prego per la provincia, unito  a tutti voi. — Vi saluto fraternamente in Cristo e Maria. Con affetto. + Virginio D. Bressanelli scj, padre vescovo del Neuquén».

Dall’ufficio stampa del CED, la dr. Gabriella Zucchi si informa se è proprio “fratel Gino delle Grafiche” quindi ringrazia «perché c’è molta gente che avrà piacere di ricordarlo», e trasmette già nel tardo pomeriggio a sua volta ai colleghi la notizia, accogliendo il suggerimento da p. Alberto Breda che provvede «ad inviare anche ad un po’ di gente fuori».

Lo ha fatto anche il rag. Badiali, oggi accolito a S. Maria del Suffragio, rintracciando colleghi di ieri delle Grafiche Dehoniane. Dalla Compagnia Missionaria la Presidente ha trasmesso i sentimenti di una vicinanza fatta di ricordo riconoscente e preghiera a nome di tutte. Il Consiglio provinciale, impegnato a Monguelfo per una tre giorni di verifiche e programmazioni, si è fermato a pensare e ricordare non senza avere prima dato le dritte per le ultime cose, insieme a p. Brunet.

Ad “Avvenire” p. Giacomo Cesano ha dettato un austero e significativo necrologio: «Il Signore ha chiamato a sé fratel GINO COLOMBO di anni 93. Dopo una vita dedicata con passione alla direzione delle Grafiche dehoniane di Bologna possa ora godere il riposo eterno nel Cuore di Gesù»

Coralità che la morte riesce a costruire.

Non era raro incontrare Fr. Gino con il rosario in mano, in giardino o in cappella: ora et labora,  magari gli aveva detto il maestro dei novizi in anni lontani. Saggio e stimato dai superiori, aveva anche fatto parte del CP, come attesta la nomina a firma del p. A. Bourgeois e datata 1975.

Dagli scritti che si trovano nella sua cartella riprendiamo quello in cui il Provinciale  p. Pietro Cavazza, lo nominava ancora una volta AD delle grafiche per il triennio 1996-98: «Colgo l’occasione per esprimerti  a nome di tutti i Confratelli la riconoscenza che nutriamo verso di te…Molto la Provincia deve alla tua competenza, onestà, affidabilità. Il Signore Gesù ti ricompensi rivelandoti le ricchezze del suo Cuore. Qualora, durante il triennio, ti sentissi stanco o bisognoso di cure, ti potrebbe sostituire temporaneamente il Rag. Luciano Marchesini, da noi tutti molto apprezzato per la sua onestà e competenza».

Quando Fratel Gino è morto, i presenti e il ministro avevano giusto finito di celebrare per lui e con lui il Sacramento dell’Unzione degli infermi: proficiscere anima cristiana o, in italiano, parti  anima cristiana da questo mondo.

A Bolognano il funerale, presieduto dal Superiore provinciale,  ha visto il 7 luglio il concorso di molti confratelli, Si sono resi presenti anche amici ed ex collaboratori delle Grafiche Dehoniane ed ex allievi del Villaggio del Fanciullo.

Collaboratore di sempre, il rag. Marchesini ha fatto pervenire un breve scritto che è stato letto: «Carissimo fratel Gino, per la lunga strada percorsa assieme oggi posso tranquillamente testimoniare che sei stato un bravo religioso: con poche chiacchiere ma tanto buon esempio ci hai aiutati a diventare buoni cristiani e bravi cittadini. E non temo a dirti arrivederci perché sono sicuro che sei già in un bel posto. Grazie, fratel Gino».

Il giusto sarà sempre ricordato.  (cfr. Sal 112, 6)                                                                         ***


Omelia del funerale di fr. Gino Colombo

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (6,3-9)
Salmo 26 (27)
Dal vangelo secondo Luca (12,35-40)

Carissimi, parenti e amici di fr. Gino, carissimi confratelli,

ci stringiamo in preghiera, nella fede del Signore Risorto, attorno al nostro carissimo fr. Gino. Fr. Gino, quello delle Grafiche. Proprio lui.

Per tutti noi fr. Gino resterà collegato al suo lavoro di tipografo, al suo amato posto di lavoro (le Grafiche), ai suoi non dimenticati collaboratori. Qualcuno di loro è qui con noi oggi per salutare fr. Gino, per testimoniare la loro vicinanza e fraterna amicizia che per tanti anni li ha accomunati.

Gran parte della sua vita, fr. Gino l’ha passata a servizio del Regno di Dio “imprimendo” su carta la Parola di Dio o quanto la riguardava, perché crescesse, con la sua conoscenza, il Regno di Dio. È stato il suo modo originale di vegliare, fare della propria vita un sincero servizio al Vangelo e ai fratelli.

Con il suo lavoro ha aiutato altri a farsi annunciatori. Ma molto di più, con il suo lavoro ci ha ricordato anche che la nostra vita, la nostra carne, ogni parte della nostra storia personale, può diventare, nelle mani di Dio, un foglio su cui incidere, con i caratteri unici e irripetibili di Dio, racconti di vita pieni e significativi.

Accogliere e portare in noi la sua Parola ci rende davvero immagine di Dio, ci rende capaci di interpretare la vita come un’avventura che vale la pena di vivere.

Personalmente collego fr. Gino al suo sorriso. Un sorriso che non è venuto meno neppure negli ultimi anni della sua lunga vita, anni segnati dalla malattia, dalla sofferenza, e anche dalla delusione.

Davvero: la nostra vita di credenti, e di consacrati, ci immette nel mistero della vita di Dio che ha scelto il dono di sé per amore come unica maniera per salvare la vita propria e degli altri. Unirci a questa misteriosa scelta di Dio garantisce vita a ciascuno di noi. Lasciarci imprimere dal suo messaggio di servizio rende sensata la nostra vita. La rende usufruibile e saggia per altri; un’istruttiva lettura che fa crescere chi la incontra.

Immergere la nostra vita, ogni giorno, nella vita di Gesù Cristo è il miglior servizio che possiamo fare, il miglior modo di vegliare che abbiamo: è intingere nella speranza e nella carità la porzione di vita che oggi ci è data da vivere.

Non sempre questo è facile e non sempre ci sembra possibile. La fatica dei giorni ci porta a dimenticare quanto è stato scritto nella nostra vita. Scordiamo, nella fatica, di essere stati “impressi” con i caratteri del Padre misericordioso. Dimentichiamo di essere noi lettera sostanziosa e ricca scritta dall’amore del Padre. Dimentichiamo che mai siamo da macerare perché inutili, infruttuosi, insignificanti.

Nessuno di noi sarà mai inutile nella vita dei fratelli se ricordiamo da chi siamo stati fatti, a chi deve ritornare quanto è stato impresso nella nostra vita. Il Signore Gesù, con il suo amore, è il Garante della nostra vita. È il nostro Salvatore. A lui ci affidiamo, ci lasciamo andare con fiducia. Con fede.

Molti di noi ricordano la devozione mariana di fr. Gino. Non era raro incontrarlo con il rosario, in giardino o in cappella. Tante volte, a piedi, si è recato al Santuario della Madonna di san Luca. È il segno del suo affidamento a Dio attraverso Maria, e del suo desiderio di fare della vita una sana sintesi di preghiera, lavoro, vita con i fratelli.

Grazie fr. Gino. Il Cuore amorevole di Cristo, e il cuore di sua Madre Maria, ti accolgano nella pace.

Oliviero Cattani, scj
superiore provinciale

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