P. Girolamo Bertuletti
Della Comunità di Genova, dove era stato destinato nel 2007, rientrato dalla Procura delle Missioni del Congo (Bruxelles) della quale era stato superiore e rettore della cappella dal 2001 al 2007, P. Girolamo era nato il 29.01.1934 nella bergamasca a Piarre, per essere più precisi, ed ivi era stato battezzato tre giorni dopo, ricevendo la cresima il 6 agosto del 1943.
Postulante ad Albino e Novizio ad Albisola nel 1951, nel 1952 aveva emesso la prima professione sempre ad Albisola, mentre la professione perpetua l’aveva emessa ad Albino nel 1955. Dopo il liceo a Monza, era stato prefetto a Trento nel biennio 1956 – 1962. A Bologna aveva frequentato la teologia e ricevuto gli ordini fino alla consacrazione presbiterale il 25 giugno 1961.
È tornato alla casa del Padre all’alba del 31.08.2016 mentre era all’ospedale di Piario, dove era stato ricoverato in seguito e un malore durante una vacanza presso la sorella, neigiorni in cui Albino si svolgeva la Settimana Dehoniana, alla quale si era da pochi giorni iscritto.
Ottantaduenne, se non fosse sopravvenuto questo improvviso ricovero e l’altrettanto repentino decesso, si sarebbe potuto dire che quel cumulo di anni non li dimostrava ancora. Ma, cauto, il proverbio latino ammonisce i sopravvissuti che «repentina mors clericorum sors» morte improvvisa è in sorte ai chierici. Magari ci avrà pensato in queste due ultime domeniche in cui la liturgia della Chiesa ha insistito sulla vigilanza e il sopraggiungere improvviso del Signore, per il quale è bene farsi trovare intenti al proprio dovere e, comunque, avendo la lampada accesa e un po’ di olio prudenziale di scorta.
La sua “carovana”, come definisce il Manzoni il profilo di Fra’ Cristoforo per bocca di don Rodrigo, l’aveva fatta anche lui come tanti – non si può dire che sia sempre così per tutti – inizialmente partendo per il Congo (Basoko) da Milano il 25 ottobre 1963 insieme a p. Stefano Buccella, p. Giuseppe Maistro, fr. Renato Cavaliere. A Basoko era stato superiore da subito (1963 – 1976). Poi era stato destinato alla procura di Kisangani. Successivamente a Mambasa era stato superiore e parroco (1979-1982), poi cappellano della cattedrale di Kisangani (1982-1984), quindi superiore e parroco nella parrocchia di Tschopo (1984-1990), superiore e parroco anche on quella di Kristu Molobeli (1990-1993). Dopo un anno sabbatico nel 1933 era stato superiore e parroco della parrocchia Saint-Clément (1994-2000).
Lasciato il Congo per la Procura delle Missioni di Bruxelles, come ricordato sopra, aveva infine raggiunto la Casa del Missionario a Genova nell’Ottobre del 2007 e, due anni dopo, aveva richiesto il passaggio dalla provincia RDC a ITS (09.04.2009).
Il ritorno che talvolta, per qualcuno, diventa occasione per esigere di tutto e di più era stato per lui quasi una nuova occasione di crescita e di verifica. Ne aveva scritto poco prima del suo passaggio di provincia in un piccolo testo per il CUI in cui raccontava il suo spaesamento e insieme gli strumenti di cui si era avvalso per superarlo e rendere lieve anche agli altri le fatiche del suo ritorno. Una sorta di esortazione ad melius esse che mette conto riproporre e che qualcuno aveva intitolato Riflessioni di un missionario spaesato sul CUI del febbraio 2009.
«Era da tempo che cercavo un chiodo ove appendere una mia riflessione che è al tempo stesso una constatazione. E l’ho trovato in quelle tre parole in corsivo nel PAC della mia comunità di Genova : esperienza della fragilità. Sembrerebbe una espressione classica tolta da un manuale di psicologia, mentre invece è come un siparietto che cela realtà profondamente umane e a volte penose. Parlo come missionario rientrato nella sua Provincia di origine dopo 43 anni di residenza all’estero (Congo e Belgio). Ero ingenuo quando pensavo che il reinserimento sarebbe stato facile e indolore. Non ostante l’ottima accoglienza che ho avuto nella mia comunità attuale, nel vissuto quotidiano faccio l’esperienza dell’immigrato.
Quando parlano di un confratello che non sia pressappoco della mia età, non riesco a mettere un volto vicino a quel nome. Non è colpa di nessuno, ma è cosi. Avverto sovente il distacco culturale e esistenziale tra la generazione attuale e quella che ho lasciato 45 anni or sono. Non ostante la buona volontà, trovo difficile annodare i due estremi. Persino nella musica, a volte mi sento un marziano che viene da un altro mondo. «Come, non conosci questa canzone? È di Zucchero…, di Ramazzotti…». Come fare a spiegare che nella musica leggera sono rimasto a «Non ho l’età»?
Come spiegare questo vuoto? Non è dovuto a letargia ma allo sforzo di inculturarsi in quel paese nel quale ero chiamato a lavorare. Mi interessavo della loro politica, tradizioni, cultura, musica liturgica e leggera, e mi sentivo estraniato da ciò che succedeva nel mio paese. Credevo fosse importante il sentirmi accolto, per potermi trovare pressappoco sulla loro stessa lunghezza d’onda. E in parte, mi sembra di esserci riuscito, data la facilità nel parlare il lingala e lo swahili.
Ma adesso che nella mia vita ho voltato pagina, questo mio passato missionario mi isola e mi condiziona. Mi sembra di essere guardato, soprattutto dai giovani, come una scopa che ha servito nel passato, ma che ora sta bene messa in un angolo. Fortunatamente, ho molto tempo a mia disposizione. Cerco di occuparlo con un po’ di ministero, con la preghiera, con lo studio, il computer e soprattutto il piano. Senza parlare dell’atmosfera di giovialità e di fraternità che ci unisce in comunità. Il vivere insieme, ha per me un gusto speciale, per aver vissuto degli anni in missione da solo o in due. Se mi è permesso di fare un voto: mi rivolgerei ai giovani, non per chiedere un monumento e nemmeno un pianto funebre, ma solamente tanta intelligente comprensione per coloro che sono andati a lavorare fuori dell’Italia perché inviati dalla provincia di origine. Ciao a tutti!!!».
Il funerale si è tenuto Venerdì 2 settembre alle ore 15 nella chiesa parrocchiale di San Pietro di Parre (BG) presieduto dal Padre provinciale, presenti i confratelli partecipanti alla “Settimana dehoniana” e diversi sacerdoti della zona, la sorella e altri parenti e familiari. Dopo la Cremazione verrà inumato al cimitero del suo paese.
Appresa la notizia della morte, dalla Compagnia Missionaria la presidente Martina Cecini ha voluto esprimere la loro vicinanza e il ricordo di p. Girolamo, richiamando un tratto della sua cordialità e signorilità: «p.Girolamo ci ha accolte calorosamente nella comunità di Genova. Il Signore lo accolga nel Suo Cuore misericordioso».