P. Enzo Giuseppe Pistelli
P. Enzo Giuseppe Pistelli
(Leguigno di Casina RE 01.05.1923 – Bolognano 19.02.2017)
«La sera di quello stesso giorno Gesù disse ai suoi discepoli: “Andiamo all’altra riva del lago”» (Mc 4,35). Per p. Enzo Giuseppe Pistelli la cosa è invece accaduta all’alba di domenica 19 febbraio VI del Tempo ordinario, non mentre si trovava sulla riva del lago, ma nella casa di Bolognano, dove aveva trascorso ormai un lungo periodo di degenza da quando, ed era il 4 marzo 2013, le sue condizioni di salute avevano imposto per il suo benessere psicofisico una sistemazione che garantisse cure e assistenza continuativa.
Era stato quello, in certo qual modo un “ritorno”, perché appena due anni prima a Bolognano aveva trascorso un periodo di convalescenza dopo l’intervento per la frattura inter-sotto trocanterica al femore sinistro come puntualizzava nel suo referto il Coordinatore della Casa di cura dei Sacerdoti del Sacro Cuore.
Gli ultimi suoi lunghi anni di attività li aveva trascorsi a Bagnarola di Budrio, dove dal 1988 al 2013, era stato parroco stimato e amato, benvoluto dal cardinale Giacomo Biffi, dal successore, dai vescovi ausiliari e dai parroci dei dintorni. Da quelle parti, come ha appuntato nella sua scheda nel 2014 dal 9 aprile 1996 al 13 settembre 1996 era anche stato Amministratore parrocchiale di Pieve di Budrio.
Una vita varia quella di p. Pistelli: dal 1952 al 1969 in Mozambico, dal 1969 al 1978 al Segretariato delle Missioni a Milano come animatore, poi un anno abbondante al Centro Dehoniano (1978-79) quindi superiore delegato della comunità filiale di via Siepelunga dove con p. Angelo Cavagna e qualche giovane confratello aveva costituito la “comunità di via Siepelunga” appunto.
Nel 2000, i suoi parrocchiani di Bagnarola avevano solennizzato il suo 50° di ordinazione presbiterale e avevano continuato a ritrovarsi con lui e attorno alla comunità variamente costituita negli anni e che aveva saputo animare con garbata fermezza simpatia. Ospitale con i confratelli del Centro Dehoniano e dello Studentato quando accadeva di alloggiarli per momenti di incontro o ritiro, così come con i confratelli delle parrocchie limitrofe, aveva messo al sicuro le opere d’arte della Pieve e della chiesa di Bagnarola sulle quali sapeva improvvisarsi puntuale e gradevole cicerone quando un ospite o un confratello glielo chiedeva.
Come altri emiliani era entrato ad Albino per gli studi medi e ginnasiali e vi era stato ricevuto postulante il 29 giugno del 1941. Ad Albisola trascorse l’intero anno di noviziato ed emise la prima professione nel 1942. Tra Branzi e Foligno fece le successive rinnovazioni e gli studi filosofico liceali (Castelfranco – Branzi) fino alla professione perpetua a Foligno nel 1945.
Allo Studentato di Via Derna/Sante Vincenzi fece i suoi studi teologici, le ordinazioni avvennero qua e là: allo Studentato, in Cattedrale, in arcivescovado, dai Cappuccini il diaconato. Per il presbiterato la cosa si compì nella Cappella della nostra casa di studi, il 25 giugno 1950.
Nel rimandarlo alla scuola apostolica, piuttosto che nella comunità religiosa del liceo, dopo periodi di vacanza o convalescenza, il buon parroco di Leguigno di Casina, don Armando Tincani, si premurava ogni volta di munirlo di una sorta di “lasciapassare” che garantiva della sua retta condotta e, quando fu necessario, assicurava la bontà dell’ambiente familiare cristiano e “sano assai”, per giunta dimorante in prossimità della parrocchia, così che non gli sarebbe mancata l’opportunità di «potere senza disagio attendere alle sue pratiche giornaliere di pietà», potendo il parroco «facilmente sorvegliarlo e, se occorrerà, indirizzarlo».
Probabilmente non ci fu necessità di particolari controlli o l’opera di indirizzo del buon sacerdote ebbe i migliori risultati, perché in un altro di questi lasciapassare di fr. Enzo/Giuseppe si dice con onore e piacere che «durante le vacanze estive, che ha passato tutte in questa Parrocchia, ha sempre tenuto ottima ed edificante condotta, sotto tutti gli aspetti», prestandosi inoltre «in opere di apostolato a favore della gioventù». E così Don Armando Tincani spezzava anche una lancia a favore della bontà della pedagogia dei dehoniani, rallegrandosi «per la formazione che sanno imprimere ai loro alunni».
Nel 1952 p. Enzo fece domanda di andare in Mozambico, meglio sollecitò il Provinciale dell’epoca a prendere in considerazione quella del 1950: «Le missioni dell’Africa sono sempre state il mio più vivo desiderio e, se il S. Cuore mi chiama laggiù per mezzo della sua voce, Reverendissimo Padre, sono felice di partire con la speranza di essere utile alle anime dei poveri infedeli».
Che potesse essere utile, laggiù, come poi del resto seppe essere utile anche quassù una volta rientrato, lo aveva del resto previsto in anticipo una scheda dello Studentato datata gennaio 1951 nella quale il rettore p. Agostini lo descrive come affezionato alla Congregazione, edificante nella fedeltà alla Regola, animato da sacrificio e buono spirito, equilibrato e pratico, con buone capacità organizzative, pastorali ed educative, e aggiunge che ha chiesto di andare in missione.
“ Brevemente impegnato al Villaggio dopo l’ordinazione, nell’agosto del 1952 accenna in una lettera a qualche problema di salute, precisando che il dott. Soverini, nostro medico in Via Nosadella, aveva ritenuto per lui un forte rischio recarsi in Missione… P. Enzo, tuttavia, rimettendosi alla decisione del Superiore, puntualizzava dal canto suo: «Io parto molto volentieri, ma non so se in coscienza possa restare tranquillo e domani non avere dei rimproveri nella nuova comunità Missionaria per non avere detto le cose come erano. In tutto questo le esprimo questo mio desiderio che se non dovessi partire per l’Africa, non mi sentirei di espatriare per qualsiasi altra nazione. Nel frattempo se crede che possa essere utile al Villaggio bene! Altrimenti anche Boccadirio, per dire un luogo sgradito ad altri, per me va bene».
Stimato confessore di due comunità religiose, ha saputo dire anche ai confratelli la parola giusta al momento giusto, come potrebbero garantire quelli che a suo tempo furono nella comunità di via Siepelunga e anche a Bagnarola. Poi, certo, l’inclemenza del tempo che passa e segna ognuno in modo diverso ha segnato anche lui fino a suggerire l’abbandono del ministero diretto e il passaggio alla casa di riposo per compiere quanto dice la Parola: «Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,/non contristarlo durante la sua vita./ Anche se perdesse il senno, compatiscilo/ e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore./ Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata,/ ti sarà computata a sconto dei peccati./ Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di/ te; come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi peccati» (Sir 3, 12 ss). ***