A p. Aldo Marchesini il World Population Award dell’ONU
Padre Aldo è stato insignito del “World Population Award” delle Nazioni Unite. Premio istituito dalle Nazioni Unite nel 1981, per premiare individui e organizzazioni che si siano distinti nel migliorare la salute della popolazione mondiale. Il premio sarà consegnato a New York il 12 giugno p.v.
Sabato 22-3-2014 Padre Aldo, in una email inviata a sua sorella, annunciava: … Ieri l’altro mi hanno telefonato dalle Nazioni Unite di New York per informarmi che dall’UNFPA mi è stato attribuito un premio per il mio impegno a favore dei malati, delle donne con fistole, dei poveri ecc. UNFPA è il fondo delle nazioni Unite per lo sviluppo dei popoli. Dovrò recarmi a New York per ritirarlo, il giorno 12 giugno …
Quest’anno insieme a padre Aldo, l’Onu premia anche il Johns Hopkins Programme for International Education in Gynecology and Obstetrics, un ente non a scopo di lucro, fondato dalla Johns Hopkins University nel 1973 per combattere la mortalità nel parto.
- Informazione sul p. Aldo Marchesini nel suo sito www.padrealdo.net
- Sui giornali: www.ilmessaggero.it www.repubblica.it www.lavocedinewyork.com
- Nazioni unite: www.unfpa.org e anche www.un.org
Da “Il Resto del Carlino” – domenica 23 marzo 2014 – Giampaolo Pioli
Sarà il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki Moon in persona, il prossimo 12 giugno a consegnargli il Premio “World Population Award”. Padre Aldo Marchesini – sacerdote e chirurgo bolognese di 72 anni, membro della Congregazione dei Sacerdoti del s. Cuore – ha speso quasi tutta la sua vita in Africa ed è stato scelto dalle Nazioni Unite per rappresentare chi ha dedicato la propria missione a salvare altre vite umane. La sua vocazione negli ospedali africani – soprattutto in Mozambico – non ha mai avuto sosta, nemmeno quando, dopo aver curato e operato diverse donne malate di Aids, anche lui ha contratto il virus.
Più di otto anni fa, padre Marchesini ha scoperto di essere sieropositivo. È rimasto solo un mese in Italia per curarsi, ma soprattutto per farlo con efficacia e rapidità per poi tornare subito in Africa dai suoi malati e dimostrare loro che, se lui ce l’aveva fatta, anche loro con le cure adeguate sarebbero sopravvissuti.
Gli ospedali di Mocuba, Tete, Songo e Quelimane lo considerano un personaggio invincibile che sa trasmettere, oltre che cure efficaci, anche entusiasmo e speranza. “Scoprire che non si muore o si vive per sé ma per gli altri – ha detto in una intervista – ti dà la forza per continuare a batterti affinché le medicine e i farmaci salvavita possano arrivare anche negli ospedali dei più poveri. È quello che faccio. Ho pensato che anche la mia vicenda personale di sieropositivo in terapia antiretrovirale, potesse dare coraggio a molte persone o per lo meno potesse servire per rompere la spirale di silenzio o di fuga dalla realtà…”.