Giovani in Missione: Angola 2014
Siamo partiti da Bologna sabato 26 luglio con destinazione Lisbona. Ci aspettavano i volontari portoghesi per cominciare insieme la strada verso l’Angola.
Lisbona non è stata solo una tappa obbligata, ma il giusto modo per iniziare questa esperienza, sia per conoscerci e costruire un unico gruppo insieme, che per apprendere i primi rudimenti di lingua portoghese ed entrare nello spirito della missione.
A nostro agio e un po’ ingrassati dall’accoglienza portoghese, domenica 27, durante la celebrazione della messa nella chiesa “Nossa senhora da paz” a Pòvoa, abbiamo ricevuto il mandato missionario.
Uniti dalla nostra nuova maglietta, dalla croce dehoniana e caricati dal nostro inno, eravamo pronti per l’Angola, ma l’esperienza portoghese ci riservava ancora qualche sorpresa. Nel pomeriggio Padre David ci ha accompagnati per la città, dove abbiamo visitato: Sintra, Cascais, Estoril, il Cristo Re, ponte 25 Aprile, la torre di Belèm, il monastero di Geronimous, il monumento dei naviganti e il parco dell’Expo.
Lisbona, oltre che essere ricca di molte bellezze, è la città da cui partivano i naviganti portoghesi alla scoperta del mondo…non potevamo scegliere posto migliore per intraprendere il nostro viaggio, forse anche noi, alla scoperta di qualcosa di nuovo.
Oggi, lunedì 28, siamo pronti per partire…in nottata scalo a Dubai e poi finalmente Angola!
Partiti da Lisbona lunedì 28 nel primo pomeriggio. Dopo sette ore di aereo siamo giunti alla calda, caldissima Dubai. Nonostante diverse peripezie, siamo riusciti ad uscire dall’aeroporto per una veloce visita al centro della città. Non è stata una buona idea.. la temperatura notturna era improponibile, 37° e circa 48° percepiti (solo Francesca stava bene!).. ma ne è valsa la pena. Vedere il solo sorgere tra i grattacieli ha ripagato ogni sforzo.
Alle 10 di mattina siamo partiti da Dubai, per la penultima parte del viaggio: destinazione Luanda. Il primo impatto con la realtà africana è stato un po’duro. La cosa che ci ha più colpiti, sono state le strade costruite sui rifiuti e il flusso di persone che le occupava. L’unica strada asfaltata era invasa dal traffico delle macchine e delle persone, che cercavano di vendere qualcosa attirando la nostra attenzione. Ci aspettavamo di trovare una città di abitazioni, e invece ci siamo trovati davanti una città di persone.
Giunti nella casa dei Padri Dehoniani, a Viana km 9, sistemate le nostre cose, abbiamo fatto un giro per la struttura e conosciuto i seminaristi che la occupano. Padre Domingos ci ha accolti facendoci sentire subito a nostro agio. Dopo la messa, noi ragazzi del gruppo italiano abbiamo preparato una cena: risotto alla monzese e patate alla bolognese. ( le ricette ve le manderemo su richiesta!) Le ragazze portoghesi hanno preparato una torta al cioccolato per festeggiare il compleanno di Cristina che aveva avuto inizio già a Dubai.
Mercoledì 30, al termine delle lodi, ci siamo divisi in due gruppi: quello dei volontari (4) che rimarranno a Viana e quelli che partiranno per Luau (8). Dopo aver organizzato le attività dei prossimi giorni e aver montato i cinque nuovi computer dell’aula di informatica nel pomeriggio abbiamo incontrato Chef Pep, un antropologo angolano che ci ha introdotto brevemente la cultura locale.
Prima di cena abbiamo sfidato i seminaristi a calcio e dopo una lunga e combattuta partita finita ai rigori abbiamo vinto il trofeo del primo Torneio de Futebol de Volontariàrios dei Dehoniani. La vittoria finale la dobbiamo, al grande portiere, Padre Daniele, e alla nostra goleadora Cristina.. e sicuramente, anche all’allenamento pre-partita che abbiamo fatto con i bambini del posto!
Dopo la cena preparata dai portoghesi, ci siamo ritrovati nella sala comune per giocare a carte. È stata una serata davvero divertente, in cui siamo riusciti ad unirci ancora di più come gruppo.
Oggi, giovedì 31, ci siamo spostati al santuario di San Josè, un luogo molto importante di preghiera e pellegrinaggio per gli angolani. È una chiesa molto piccola, dal soffitto ligneo, ma popolata dalle donne del luogo. È stato l’opportunità di vedere un modo diverso di dialogare con Dio. In questo momento P.Daniele, Annalisa, Francesca e Marco, si stanno preparando poiché domani partiranno alla volta di Luao, mentre Cristina rimarrà a Viana. È l’inizio di una nuova esperienza.
Venerdì 1 Agosto: partenza per Luau, ore 5,15. Ci siamo divisi su due macchine; la prima guidata da P. Jean Paul, e la seconda da P. Mauro. La strada da Viana a Luau, fortunatamente era asfaltata, ma nonostante questo i 1300km si sono fatti sentire. I paesaggi che abbiamo incontrato erano i più svariati. Il primo tratto era caratterizzato da grandi baobab e case in lamiera, segno di molta povertà.
Man mano che ci avvicinavamo a Luau la vegetazione si faceva più rada e di colore rosso. Durante il tragitto ci siamo fermati più volte: a N’Dalatando, per fare colazione con il pane appena sfornato, a Malanje per sgranchirci le gambe e nei pressi del fiume ‘Nao Sai’ per pranzare. Una delle tante cose che ci ha colpito è la scarsità di animali selvatici. P. Mauro ci ha spiegato che a seguito della guerra, terminata nel 2002, gli animali sono migrati o sono stati uccisi. Siamo arrivati a Luau a notte fonda. La macchina di P.Mauro è arrivata per prima, verso le 23.40. A causa di una svolta errata, la seconda macchina è arrivata alle 24.15 circa. Al nostra arrivo P.Maggiorino ci ha accolto molto calorosamente; ci ha addirittura aspettati per cenare!
Dopo una bella dormita per recuperare le forze perdute, abbiamo fatto il bucato a mano e ci siamo recati nella scuola della missione, che si trova nel cortile accanto la nostra casa. I bambini ci hanno accolto con curiosità ed entusiasmo. Ci hanno cantato due canzoni di benvenuto e noi, dopo esserci presentati, li abbiamo coinvolti in un ballo di gruppo. Ci siamo salutati presentando le nostre proposte di attività e dandoci appuntamento per la messa della domenica.
Oggi, domenica 3 agosto, ci siamo alzati di buon ora per recarci nel cortile della scuola dove solitamente si tiene la messa. Questa non viene presieduta in una vera chiesa perché durante la guerra, la chiesa che c’era, è stata distrutta ed ora è in fase di ricostruzione. Durante la celebrazione, tenuta da P.Daniele, c’era un interprete che traduceva parti della messa dal portoghese alla lingua locale. I canti erano molto coinvolgenti e ritmati, e la presenza dei bambini si faceva sentire ( su 200 persone, circa un centinaio erano bambini). Alla fine della messa ci siamo presentati alla comunità e abbiamo proposto loro le attività decise il giorno prima. La risposta è stata molto positiva, in quanto gli adulti hanno apprezzato il corso di informatica e i bambini sono esaltati dall’idea di avere la nostra disponibilità per l’organizzazione di giochi. Per ora è tutto!!! Dalla prossima settimana inizieremo le varie attività perciò…a presto!
Venerdì 1 Agosto 2014
Dopo la partenza degli altri per Luau, io, Igor, Ines ed Emanuel, siamo andati a messa alle 6.30 presso la Chiesa di Santa Bakhita, una delle comunità seguite dai padri dehoniani. La Santa Messa, celebrata da Padre Domingo Pestana, era molto partecipata ed animata da canti in portoghese e kimbundo, una delle lingue locali. Al termine della celebrazione, tutti ci hanno accolto calorosamente e poi sono andati a svolgere i propri lavori quotidiani. La maggior parte degli abitanti del km 9, il nostro quartiere, ha un negozio/banchetto fuori dalla propria abitazione che allestisce al mattino e disallestisce la sera. Altri prendono la macchina o la moto (senza casco) e si recano al posto di lavoro, abbiamo notato solo uomini guidare. I bambini con lo zaino e il grembiule bianco o la divisa vanno a scuola, i più grandi tenendo per mano i più piccoli. I cani sbadigliano fuori dall’uscio delle case o rovistano nella spazzatura che giace per terra. E’ stato emozionante vedere la città “svegliarsi” al nostro passaggio tra un “buraco” e l’altro. Le strade qui non sono asfaltate ma costituite da terra rossa battuta e quindi piene di buche. Le buche rallentano la nostra macchina e ci sballottano da una parte all’altra dell’abitacolo facendoci ridere a ogni sobbalzo poiché non siamo abituati a questo tipo di “massaggio” continuo.
Al termine della celebrazione il responsabile del movimento carismatico, uno dei gruppi religiosi locali, ci ha presentato alla comunità e spiegato la nostra presenza a Viana; tutti ci hanno accolto con un caloroso applauso.
Sabato 2 Agosto 2014
La nostra avventura “lavorativa” ha inizio alle 10.00 con la formazione ai catechisti e ai coordinatori dei movimenti religiosi: ci dividiamo in 2 gruppi, io e Igor andiamo in macchina insieme a Padre Max nella comunità di Santa Maria per incontrare i catechisti locali (circa 45 persone) ed Ines ed Emanuel si recano insieme a Padre Domingos presso la Parrocchia di Nossa Senhora do Rosario per incontrare i catechisti (circa 80 persone). Ognuno di noi tratta un argomento diverso per promuovere l’educazione cristiana:
Igor: introduzione generale alla Bibbia, la teologia e i dogma del cattolicesimo
Io: i Sacramenti
Ines: il Concilio Vaticano II
Emanuel: il Catechismo della Chiesa Cattolica
Nel pomeriggio, alle 15.00, ci invertiamo portando il nostro contributo ai coordinatori dei movimenti religiosi della comunità visitata la mattina dall’altra coppia. Non sapendo il portoghese io ho parlato italiano ed Igor provvedeva alla traduzione simultanea qualora ci fosse necessità. La lingua è simile alla nostra e parlando lentamente non è troppo difficile comprendersi con qualche sforzo da entrambe le parti. Durante l’incontro della mattina vi è stata una partecipazione molto attiva con dubbi, domande e discussioni sui temi più interessanti, come l’esistenza del limbo e dell’inferno. Nel pomeriggio invece il pubblico si è dimostrato più desideroso di imparare. Anche i gruppi di Ines ed Emanuel sono stati dinamici con numerose domande e sia i catechisti che i coordinatori erano intenti a prendere appunti per imparare qualcosa di nuovo.
Abbiamo notato che anche qui, come in Italia, le comunità hanno lo stesso problema: dopo la Cresima (che si fa a 16 anni solo dopo aver conseguito un esame di ammissione) la maggior parte dei giovani sparisce dalla vita parrocchiale lasciando un gap generazionale.
Domenica 3 Agosto 2014
La sveglia suona alle ore 6.30 per partecipare alla Santa Messa presso la Parrocchia di Nossa Senhora do Rosario alle ore 7.00. Nonostante la chiesa sia molto grande (capienza massima circa 1.000 persone) non può ospitare tutti i fedeli, vengano pertanto celebrate più messe una di seguito all’altra. Quella del mattino presto è riservata agli adulti, a seguire c’è la spiegazione del Vangelo per i bambini e successivamente un’altra messa per i giovani alle ore 10.00.
La messa domenicale ha una durata di circa 2 ore, tutti sono vestiti a festa ed è animata da numerosi canti. Esistono 10 cori diversi, 4 di adulti e 6 di giovani, che sono chiamati a turno a rendere più gioiosa la Celebrazione Eucaristica. Tutti i componenti, per lo più donne, sono vestiti con una divisa per distinguere un coro dall’altro (oggi camicia bianca e gonna/pantaloni blu), i musicisti suonano la tastiera, il tamburo e le maracas. Al termine della messa il coordinatore della catechesi e Padre Max, il parroco, ci hanno presentato alla comunità che ci ha salutato calorosamente e personalmente fuori dalla chiesa, ognuno in fila per stringerci la mano. Meno ordinati sono stati invece i bambini che al termine della spiegazione del Vangelo, tenuta da “Irmão” Igor, ci hanno assaliti con disarmante entusiasmo e contagiosa allegria. Dopo aver scattato tantissime foto con loro degne di un calendario siamo tornati a casa a piedi in pochi minuti. Nonostante le strade siano molto trafficate e bisogna stare attenti di non essere investiti, i bambini giocano a calcio togliendo la porta ogni volta che passa una macchina e i cani scorazzano in qua e in là.
Domenica è il giorno di riposo delle collaboratrici domestiche, Tia Dada, la cuoca, e Não Sei, il fac-totum, quindi ci siamo rimboccati le maniche per fare un “almoço” a base di pizza farcita con di tutto e di più e pertanto soprannominata “angolana”. L’esperimento è riuscito bene e sarà ripetuto a breve anche se da sola faccio fatica a difendere l’onore della cucina italiana (alla pasta hanno aggiunto il ketchup ma sono riuscita a salvare la pizza dall’ananas). Dopo un breve riposo abbiamo preparato le lezioni per il giorno seguente.
Lunedì 4 Agosto 2014
“Wansekele”, il buongiorno si vede dal mattino! E’ un espressione in kimbundo per salutare e nello stesso tempo chiedere come si è passata la notte e augurare una buona giornata. Qui sono di poche parole ma di molti sorrisi.
Alle 10.00 comincia il primo corso di informatica, purtroppo dei 12 iscritti se ne presentano la metà di cui solo 1 possiede un computer a casa. Al turno del pomeriggio invece partecipano quasi tutti e 12 e anche in questo caso solo in pochi (2) hanno il computer. Le lezioni hanno una durata di 2 ore e si tengono 4 volte a settimana (tutti i giorni escluso il giovedì) per 3 settimane con esame finale. Verrà rilasciato un certificato di partecipazione con riconoscimento statale del corso se l’obiettivo sarà raggiunto: sapere che cos’è un computer e come funziona il sistema operativo di Windows. La sala di informatica si trova in un edificio a parte ma sempre all’interno della missione ed è equipaggiata di 5 computer nuovi di zecca, che abbiamo montato al nostro arrivo, e 1 un po’ più datato.
Nel frattempo io preparo il materiale per i 2 corsi di italiano con il supporto di alcuni libri portati da casa ed internet. E’ la mia prima esperienza come insegnante e vorrei trasmettere il più possibile della lingua e cultura italiana ma il tempo è davvero poco così concentro fonetica, lessico, grammatica ed espressioni colloquiali il più possibile creando lezioni ex novo. Dopo cena, tengo la mia prima lezione ai 7 seminaristi di casa, molto entusiasti e curiosi di imparare l’italiano utile per il loro corso di studio. Anche in questo caso Igor mi fa da spalla traducendo quando necessario in modo da evitare eventuali mimi per farmi capire a gesti come quello della “galinha” che rimarrà nella storia .
Martedì 5 Agosto 2014
Dopo aver lavorato fino a notte fonda, il manuale di informatica è finalmente pronto per essere consegnato ai partecipanti! Oggi si sono presentati tutti gli iscritti, finalmente! Il corso è a pagamento, viene chiesta una quota simbolica per coprire le spese di elettricità e una parte dell’acquisto dei nuovi computer.
Subito dopo pranzo siamo andati in un centro commerciale vicino a casa per comprare un modem o una penna usb con la connessione a internet per la missione di Luau ma purtroppo avevano finito tutti i dispositivi (?!). Rientriamo a casa e per strada notiamo che le farmacie e le “case de lubrificanti” (benzinai/meccanici) hanno gli stessi colori per essere identificate subito da tutti: le prime bianche e verdi, le seconde rosse e gialle. E’ pieno di chiese di diverse congregazioni religiose, di “case di beleza” (parrucchiere/estetiste), “case di peças” (pezzi di ricambio per auto) e di “cantine” (bar/tavola calda) di svariati colori. Solo i negozi più ricchi sono colorati, tutti gli altri edifici sono grigi e impolverati. Non essendoci strade in asfalto, la polvere è ovunque: sui vestiti appesi fuori dalle boutique (una sorta di vetrine), sulla frutta e verdura dei banchetti del mercato, sui vestiti appena lavati e appesi sui muri delle case, sulle macchine che traballano tra un buco e l’altro (le sospensioni si cambiano 1 volta l’anno!!), sulle moto che sfrecciano con 2 o 3 persone in sella rigorosamente senza casco.
Ore 15.00 prima lezione di italiano con 3 alunni nel terrazzo della casa dei seminaristi: alfabeto, numeri ed espressioni colloquiali di base come “Ciao, come ti chiami?”. Hanno tutti un po’ di problemi con la pronuncia dei nostri suoni CIA, CHI, SCI, GL, GN quindi da domani fonetica a gogò. Le 2 ore sono volate e gli alunni erano molto curiosi e interessati.
Mercoledì 6 Agosto 2014
Sveglia all’alba per la Messa a Santa Filomena alle ore 6.30. La Chiesa sembra un capannone ma all’interno c’è tutto il necessario. Il coro, sempre molto allegro, ci dà il Buongiorno tra canti e sorrisi continui. Anche qui al termine della celebrazione tutti ci accolgono calorosamente e una signora addirittura ci invita a dire anche “solo una palavra” ad un’incontro delle donne che si riuniscono qui tutti i giovedì. Dopo il “massaggio” delle strade del nostro quartiere ci siamo immessi nella strada asfaltata che porta al centro di Viana per alcune commissioni ordinarie: l’ufficio postale (qui non c’è il postino che suona sempre due volte ma bisogna andarsi a prendere la propria corrispondenza ogni settimana), l’assicurazione per le due “funzionarie” che lavorano presso la missione (purtroppo il sistema era fuori uso, non vi é infatti connessione a internet quando si ha poca voglia di lavorare), il supermercato all’ingrosso (qui non c’è carne e pesce fresco, i prodotti sono tutti surgelati, la maggior parte della frutta e la verdura è importata e si riesce a pagare fino ad 80,00 euro per una semplice cassa di mele e 150,00 euro per una confezione di 200 uova). Nel centro non vi è una vera e propria piazza ma una sorta di giardino nei pressi del quale sorgono gli edifici pubblici che non si possono fotografare poiché continuamente sorvegliati dalla polizia. Non ci sono semafori né strisce pedonali, vige la legge del più forte. I cartelli stradali compaiono qua e là. Rientrando verso casa, attraversiamo il km 30, un quartiere più ricco dove ci sono i marciapiedi e le case sono più adornate.. E’ incredibile come ogni costruzione sia diversa dall’altra senza nessun piano regolatorio. Le case non hanno le fondamenta ma sono costruire su un basamento di cemento con pareti di mattoni e colonne di cemento armato. Molte sono in costruzione o lasciate a metà per mancanza di fondi o solo per “marcare” il territorio ed essere finite in un secondo momento. Il terreno costa e si compra dalla Stato o dai privati.
Nel km 9, quasi tutte le abitazioni si sviluppano solo sul piano terra, a volte hanno un cortile interno chiuso da un cancello o una porta in lamiera. Non ci sono porte di legno, quasi tutte le finestre hanno le inferiate, il tetto è piano e in lamiera la maggior parte delle volte. Non ci sono i numeri civici ma i riferimenti della società dell’energia, EDEL, e quelli della società dell’acqua, EPAL. Non ci sono cartelli con indicazione del nome delle strade ma a volte il nome è scritto direttamente a mano sui muri perché, come dice Padre Domingos, “tutti sanno già dove abitano e dove devono andare”.
Dopo il corso di informatica siamo andati a pranzo a casa da un’amica di Padre Domingos, Tia Ju dove abbiamo mangiato un fantastico “bacalão” portoghese e il “funge” angolano, tipico piatto locale composto da una farina di “mandioca” e spezzatino di carne. Tia Ju cucina talmente bene che ha aperto un sorta di piccolo ristorante in veranda per i tassisti e coloro che lavorano li vicino. Mangiamo nella sala da pranzo che è separata dalla cucina e dalla sala dove uno dei figli guarda la tv. Le case non hanno bagni, non c’è una rete fognaria né la divisione acqua chiara/acqua scura ovviamente non essendoci tubature. Ogni mattina passa un camion o un’ape nelle strade più strette a portare l’acqua a tutte le abitazioni. Noi nella casa della missione in confronto siamo come in un hotel super lusso, abbiamo l’elettricità e l’acqua che esce dai rubinetti qualche ora al giorno e nella “casa de banho” abbiamo anche il bidet!
Nel pomeriggio tutti pronti per la seconda lezione di italiano con un alunno in più, evviva! Secondo Igor finirò con 30 persone!! Chissà.. La sera, invece, prima verifica di lettura ai seminaristi (hanno letto il Padre Nostro e l’Ave Maria), bilancio positivo anche se c’è un bel po’ da lavorare sulla pronuncia. I suoni italiani sono molto diversi da quelli portoghesi. E dopo una giornata lunga e faticosa? Caipirinha!!!
Giovani in missione – parte quarta
Se riusciamo a mandare questo diario è grazie hai vari tentativi fatti per ottenere una connessione. Dopo la partenza degli operai dell’AFA (compagnia portoghese che si occupa del rinnovo delle condizioni stradali) che ci lasciavano utilizzare il loro wi-fi..dopo l’acquisto di una chiavetta internet che non ha mai funzionato..siamo riusciti ad ottenere la connessione chiedendola in prestito, al proprietario dell’hotel di Luau, che ce l’ha concessa con molto piacere.
Lunedì 4 Agosto, abbiamo iniziato la nostra settimana di attività. La giornata è iniziata alle 6, con la messa. Oltre a noi c’erano le suore della missione e alcuni giovani di Luau. La cosa ci ha piacevolmente stupito, in quanto in Italia è raro vedere giovani ragazzi che partecipano alla messa anche se non è domenica. Verso le 8, ci siamo recati nella scuola della missione, dove Francesca e Annalisa, si sono dedicate alla pulizia di una stanza, che sarà adibita a biblioteca, mentre i portoghesi hanno preso le iscrizione per il corso di informatica. L’aula che abbiamo liberato era una classa utilizzata dai bambini per fare lezione. Dopo aver saputo questa cosa, ci siamo un po’ stupite perchè le condizioni in cui si trovava erano pessime. La sporcizia e il disordine regnavano! Se pensiamo alle nostre scuole, in cui si cerca di garantire ai bambini una condizione igienica buona, tutti questo è sconvolgente. Ma forse qui non si bada tanto all’aspetto, privilegiando i contenuti.. Un’altra cosa che ci ha impressionato, è stato un murales composto dalle diverse tipologie di mine che si trovavano nella zona, durante il periodo della guerra. Nel pomeriggio abbiamo iniziato l’intrattenimento dei bambini. Domenica durante la messa avevamo dato loro appuntamento per le 15 di pomeriggio, ma non ci aspettavamo così tanti bambini. Appena varcata la soglia della scuola una moltitudine ci ha accolto. I sorrisi dei loro volti, facevano trasparire il desiderio di stare con noi, divertirsi con noi.. e anche avere un po’ di attenzioni in più del solito da noi. Purtroppo non eravamo preparati per questo gran numero e abbiamo faticato un po’ per gestirli tutti. Durante la lezione di karate, tenuta da Rita Gloria, i maschietti cercavano di avvicinarsi il più possibile e lei, e a noi che cercavamo di imitarla, per apprendere al meglio i movimenti proposti. Prima di terminare i giochi abbiamo suggerito loro la canzone della ‘banana’, che alla fine prevedeva di abbracciare i propri vicini. I bimbi oltre ad abbracciare i vicini si sono precipitati verso noi e ci siamo trovati sommersi da bimbi che ci abbracciavano. È stata una emozionante dimostrazione d’amore.
Dopo la cena abbiamo fatto un piccolo momento di condivisione, e tutti ci siamo soffermarti a riflettere sull’importanza di questo amore che ci circondava .
Martedì 5 Agosto. Inizio delle prime preoccupazioni. Anche questa giornata è iniziata con la messa delle 6. Il numero di partecipanti è notevolmente aumentato e poiché la nostra cappella è di piccole dimensioni, molte persone sono dovute rimanere fuori dalla porta. Dovremmo abituarci alla frequentazione così assidua da parte degli abitanti di questa piccola cittadina africana alla messa. Per ora continuiamo a rimanere piacevolmente stupiti! La giornata è stata interamente dedicata alle attività ludiche con i bambini. Armate di tante idee e di un’organizzazione migliore, abbiamo affrontato la giornata al meglio, riuscendo a coinvolgere ogni singolo bambino presente. L’aiuto delle suore è stato notevole. Dopo averci visto in difficoltà il giorno prima, hanno diviso i bambini in turni differenti, così da permetterci di lavorare meglio. Il cortile della scuola,in cui si svolgono le nostre attività, è anche un punto di ritrovo per i giovani di Luau, che si sono uniti a noi, e ai bimbi più piccoli, per danzare in allegria!
Le ragazze portoghesi si sono inoltre dedicate alla pulizia e alla catalogazione dei libri presenti nella ex biblioteca. Sono molto preoccupate, poiché la quantità di lavoro sembra infinita e la paura di non concludere i progetti con cui siamo partiti, le turba molto. Anche per il corso di informatica si sono creati dei problemi. Il numero di partecipanti è davvero elevato, 117 persone, e perciò abbiamo dovuto creare degli stratagemmi per poter scremare il numero di partecipanti, data la scarsità di computer presenti, che comunque non sono ancora arrivati. Con il passare dei giorni, ci stiamo accorgendo sempre più, che molto spesso si parte con molti progetti e tanta voglia di realizzarli, ma imbattendosi nella realtà circostante, si prende coscienza che questo non è possibile. Grazie anche all’aiuto di Padre Madella (che è stato indispensabile), abbiamo capito che le nostre azioni sono solo il seme iniziale. Possiamo solo sperare che la nostra presenza dia i frutti desiderati, e per ora dobbiamo ‘accontentarci’ delle piccole soddisfazioni che ci arrivano dalla semplicità delle cose, che è già tanto.
Mercoledì 6 Agosto. Dopo le riflessioni emerse nei giorni precedenti, ci siamo presi a cuore il problema biblioteca, e stamattina abbiamo lavorato tutti insieme per portare il più avanti possibile il lavoro. Questa solidarietà è un modo di condividere le preoccupazioni, alleviandole e condividendole insieme. Nonostante non sia facile, è uno dei nostri obiettivi prioritari.
Per oggi è tutto! Vi aggiorneremo presto.
Giovani in missione – parte quinta
Come ogni mattina, ormai… l’appuntamento per iniziare al meglio la nostra giornata é la messa alle 06:00 con le varie persone della missione e le suore francescane dell’ospitalitá.
In varie occasioni, per spese di casa o per accompagnare il padre Madella a reperire cibo per iporci, abbiamo potuto visitare Luau. Una cittadina, nel cui centro, é asfaltata, case in cemento, stazione del treno, hotel… tutto per l’arrivo del presidente della repubblica. Appena ci si sposta di 500 metri comincia la dura e cruda realtá di casupole fatte di mattoni cotti al forno casereccio e i tetti di lamiera o di paglia. La gente vive fuori dalle “case” e non mancano mai i saluti e i sorrisi delle persone che, per lo piú donne, preparono il loro unico pasto quotidiano sulla loro cucina fatta di carbone. Ci salutano chiamandoci “cinesi”. Ebbene sí anche qui l’invasione cinese ha fatto da padrona, vincendo quasi tutti gli appalti per strade e infrastrutture varie. Il bianco qui a Luau é cinese e non giallo come noi in Europa.
Ogni giorno ci stiamo confrontando con la realtá, per noi sempre piú stridente, ma cerchiamo di abituarci e di trovare un senso anche alle cose che ci sembrano inequivocabilmente strane. Per esempio sistemare e dislocare una biblioteca ormai con libri e scafalature mangiate dalle tarme, in una aula della scuola della missione dove non ci sono scaffali né tavoli e dove si dovrebbero montare i 5 computer per il corso di informatica che dovevano essere arrivati settimana scorsa, ma che immancabilmente ogni giorno si sente “estão a chegar” = stanno arrivando. La stessa aula poi dovrebbe essere il luogo della formazione ai professori e dei catechisti… bene! Anche se non siamo molto bravi con i puzzle, cercheremo di inventare qualcosa per mettere in atto quello che avevamo preparato anche se con le dovute modifiche.
La cosa bella é che non c’é scoraggiamento e il desiderio e la volontá delle persone che incontriamo ci permette di continuare con entusiasmo e con gioia la nostra esperienza.
Certamente non mancano le tante domande che sorgono su come questo popolo possa vivere in tali condizioni e come, nonostante questo, ci sia allegria, canti e danze fino a notte fonda. Come il saluto di tutti non sia un semplice ciao, ma un chiedere come stiamo, manifestando orgoglio di essere per poco tempo loro concittadini e appartenenti alla loro missione.
Comunque sia siamo riusciti a dare un ordine alla settimana cosí che possiamo in qualche modo portare avanti qualcosa: il martedí e il giovedí abbiamo l’animazione ludica con i bambini e ragazzi della scuola (e di fuori) sia al mattino che al pomeriggio (balli, danze, giochi di gruppo, karaté). Lunedí, Mercoledí e Venerdí lavoro nella biblioteca e nella segreteria della missione riempiendo i registri fermi dal 2004 e rinnovando la cedolina del certificato di battesimo (per molti unico documento che attesta la data di nascita e luogo), e infine nelle pulizie della casa, partendo dalla dispensa (piú di animali vivi che di vettovaglie) agli altri ambienti. Sabato pomeriggio abbiamo la catechesi con i bambini, e domenica, dopo la messa della mattina, la catechesi con catechisti. Per concludere non sono mancate e non mancheranno le nostre peripezie culinarie cercando di condividere con le cuoche le nostre succulente ricette con le loro. Per ora pizza, salame di cioccolato, e spaghetti aglio olio e peperoncino sono riusciti. Ora stiamo a vedere che cosa sapremmo fare anche in base ai prodotti che si trovano (e che non sono molti).
Comunque sia ogni incontro, anche il piú semplice, il meno strutturato o piú strutturato che sia é qualcosa che veramente arricchisce (sapienza culturale, semplicitá, voglia di condividere, abitudini). É vero quello che abbiamo potuto cogliere nelle varie formazioni a Padova, l’insegnamento piú grande, la formazione piú profonda, il progetto piú ambizioso é mettersi a disposizione senza aver la pretesa di realizzare chissá che cosa. Se ci accontentassimo del dono di questa esperienza, pensiamo che é giá una vera e propria realizzazione.
Giá che ci siamo vi scriviamo qui qualcosa che riguarda il luogo e la popolazione nella quale stiamo vivendo, cosí che anche voi possiate avere un’idea e chissá riusciate chiudendo gli occhi vedere dal nostro scritto quello che noi vediamo.
LA REGIONE DI MOXICO
Nonostante i portoghesi avessero stabilito una colonia a Luanda nel 1575, le frontiere dalla loro colonia furono definite solamente in trattati intercorsi tra gli anni 1880 e 1990. Come risultato di tutto ciò, la Regione di Moxico, nella quale la missione di Luau è situata, si trova nella parte più ad est dell’Angola, e confina con la Repubblica dello Zambia e con la Repubblica Democratica del Congo (Luau si trova a 10 km dal confine con RdC). L’amministrazione coloniale effettiva cominciò agli inizi del 1900, più tardi rispetto alle altre regioni dell’Angola. Molto prima dell’indipendenza del 1975, la Regione di Moxico, aveva vissuto, tra il 1910 e il 1960,conflitti continui tra indigeni e portoghesi, che l’avevano drammaticamente sfiancata in tutti gli aspetti della vita socio-economica. La Regione di Moxico è amministrativamente divisa in 9 province, Moxico, Camanongue, Cameia, Leua, Luacano, Luau, Alto-Zambeze, Luchazes e Bundas e 30 comuni.
Il governo della Regione di Moxico risiede nella sua capitale, la città di Luena. Il governo della Regione è composto da 1 governatore, 2 vice-governatori, nominati direttamente dal Presidente della Repubblica dell’Angola e sono appoggiati a 5 ministeri (Segreteria Generale, Ministero dell’Istruzione, Ministero di Pianificazione e Statistica, Ministero della Giustizia, Ministero dell’appoggio e controllo delle Amministrazioni Provinciali e Comunali, e Ministero dell’Ispezione e del Fisco), 3 delegazioni regionali e 12 Direzioni Provinciali.
LA PROVINCIA DI LUAU
La Provincia di Luau è situata a nord-est della Regione di Moxico e confina con la Repubblica Democratica del Congo. Ha una superficie di 3893 km2. La Provincia ha sede a Luau ed è composta da 12 comuni.
Il fondatore della Provincia di Luau è stato il signor Samuhinhi. Il nome Samuhinhi (in base alla testimonianza dell’anziano- Manuel da Silva, più conosciuto con il nome Samunkinda) deriva dal manganello che questo signore utilizzava per colpire gli schiavi che stavano sotto il suo controllo.
La prima tribù che lui incontrò è stata i “Lunda”. Dopo Samuhinhi, è arrivato il primo uomo di razza nera, chiamato Mbwela che regnò sugli Lunda. Dopo è arrivato il Tchizagi anche lui nero e Lunda. Ancora oggi esiste un paesino chiamato Tchizagi che dista 20Km da Luau.
L’arrivo degli Tchockwe del regno Mwatchavwa tra Saurimo e Lwena è avvenuto con la rivolta dei fratelli della regina Lwezi, che si erano rifiutati di pagare la tassa al cacciatore Tchibina che diventò lo sposo della regina. L’incontro della regina con il cacciatore si ebbe quando un giorno la regina voleva fare il bagno nel fiume, e sentendo l’arrivo di una persona, si nascose per proteggersi. Nonostante questo, il cacciatore aveva sete e si avvicinò al fiume per saziarsi. La regina si presentò al cacciatore e considerandolo molto bello, lo portò a casa sua. Lei si innamorò del cacciatore e decise di sposarlo donandogli l’anello, simbolo del potere del regno. Il dono di questo anello, significa il dono del potere allo sconosciuto cacciatore. Nel frattempo, i fratelli della regina non erano contenti della sua decisione, soprattutto perché questi ultimi avrebbero dovuto pagare tasse al cacciatore. I fratelli si arrabbiarono e abbandonarono il regno della Muatchavwa dirigendosi verso Samuhinhi, regione che era già ben organizzata dalle tribù Mbwela e Tchizagi.
La successione dei capo tribù fu: Tchizagi, Tchipuika, Tchipatu, Fwota, Katende, Ntumba, ecc.
Il nome di Luau è sorto così. Dopo la ritirata di Samuhinhi, i Lunda si riunirono e decisero di cambiare il nome da Samuhinhi per Luau. Questa località dista 10Km dalla sede attuale. Però, il signor Teixeira de Sousa (bianco) non accettò il nome e gli diede il nome di Teixeira de Sousa. Con l’arrivo di Agostinho Neto (primo presidente dell’Angola) decise che il nome della provincia sarebbe stato Luau, nome di un fiume che fa da confine con la Repubblica Democratica del Congo.
Prima dell’indipendenza del 1975, le infrastrutture della Provincia erano come quelle di un paesino comune che, rimanendo vicino al confine, forniva la maggior parte dei prodotti alla capitale della Provincia, Luena, attraverso le ferrovie di Benguela. Per quanto riguarda le ferrovie, il progetto del 1939 era quello di connettere la Provincia di Luao con quella dell’alto Zambeze, attraverso la ferrovia che già univa Luau, alla città di Leopolville, attuale Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, con l’unico obiettivo di sfruttare il rame,il legname e la gomma, risorse minerarie abbondanti nell’alto Zambeze.
Si può affermare che i primi abitanti della Provincia sono i Tchokwe, più tardi i Umbundo, i Luvale e, infine i Lunda. Ancora oggi si registra la presenza di queste tribù nella Provincia di Luau.
Quanto alle lingue parlate, ne sono state identificate cinque: tchokwe, luvale, umbundu, lunda e il portoghese come lingua ufficiale.
L’attività agricola è sempre stata l’occupazione principale, alla quale la popolazione locale si applicava con molta serietà. Il commercio consisteva nella vendita dei prodotti dell’orto e nell’acquisto di prodotti dei paesi limitrofi. L’industria non è mai stata un campo d’azione, essendoci appena piccole falegnamerie e un panificio.
Nonostante abbia una terra fertile si nota la mancanza di tecnologia appropriata e di risorse necessarie, come le sementi e gli strumenti per lo sviluppo agricolo. Come conseguenza la maggior parte della popolazione vive in stato di insicurezza alimentare. Essendo un’agricoltura di sussistenza, gli abitanti si dedicano alla coltivazione del granoturco, del fagiolo, della mandioca, del cavolo e dei pomodori. Oltre all’agricoltura si dedicano alla pesca e all’allevamento di capre.
LA POPOLAZIONE
Nella Provincia di Luau la popolazione è stimata all’incirca sui 68000 abitanti. Nel periodo precedente l’indipendenza, la popolazione della Provincia si contava in 90000 abitanti.
La guerra di indipendenza, e soprattutto quella civile, sono state la causa dell’uscita massiccia della popolazione locale verso la Repubblica Democratica del Congo e verso la Repubblica dello Zambia.
La popolazione di Luau è in media molto giovane: 52,1% della popolazione è nella fascia dai 0 ai 17 anni, e il 55,2% di questa fascia è di sesso femminile.
La maggior parte della popolazione risiede in case tipo capanne, o con tetto il lamiera, o fatte di mattoni cotti e tetto in paglia
L’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE
L’amministrazione Provinciale di Luau ha la sua sede a Luau ed è diretta da un amministratore provinciale, coadiuvato da un amministratore aggiunto, entrambi nominati dal governatore regionale e nove capi delle sezioni delle seguenti aree: educazione, sanità, agricoltura, economia, assistenza e inserimento sociale, promozione della donna, gioventù e sport, giustizia, antichi combattenti e veterani di guerra.
L’amministrazione vuole vedere rinforzata la sua capacità istituzionale, con maggior visibilità quando saranno riabilitate le sue installazioni che funzionano attualmente in ambienti precari e quando i suoi funzionari ne saranno all’altezza e quando il loro livello accademico sarà superiore. Come alternativa per il progresso dei funzionari, si sono realizzati seminari di aggiornamento, per quei funzionari con capacità di esercitare la propria funzione in modo più efficiente.
LE AUTORITA’ TRADIZIONALI
Le autorità tradizionali sono organizzate in: reggenti, capi tribù, anziani e comitati, che servono di aiuto nella risoluzione dei principali problemi.
Il reggente, normalmente, è il capo locale, che controlla e risolve i problemi della località. Lui stesso fa da tramite tra i suoi supposti e l’amministrazione Provinciale, essendo il controllore dell’area di giurisdizione e può avere vari villaggi sotto il suo controllo. È una persona chiave nella risoluzione dei conflitti sociali.
Il capo tribù, ha la stessa funzione, solo in un gradino più basso ossia, si occupa appena di una determinata tribù o quartiere, senza interferire con i quartieri o le tribù vicine.
A Luau l’essere capo tribù è esercitato maggiormente da uomini, ci sono solo tre capo tribù di sesso femminile. Tra esse una reggente di nome Ntumba. Le altre due sono le capo tribù Benita e Ndongo. Attualmente i capo tribù hanno il compito di distribuire la terra per il riassestamento di coloro che sono tornati dopo la guerra.
Gli anziani, fungono da aggiunti dei capo tribù ,nelle aree nelle quali sono mandati a risolvere determinati problemi.
Sotto gli anziani ci sono i comitati (spiccatamente legati al partito), che agiscono solo durante l’assenza dei capo tribù e degli anziani.
L’elezione del capo tribù è fatta sulla base delle indicazioni degli anziani del quartiere, ma questa elezione privilegia i figli e i cugini del capo tribù in carica. Nel caso della morte o della vecchiaia ( essere troppo vecchi per poter esercitare il ruolo di leader) la famiglia che dirige la comunità deve essere sempre rispettata come i dirigenti della comunità.
Nei suoi compiti, sia il reggente che i capo tribù e gli anziani, possono procedere a processi tradizionali che toccano principalmente argomenti di carattere locale (adulterio, furto di capre, pratiche di stregoneria, ecc)
Per quanto riguarda le questioni legate a crimini di altro tipo, è di responsabilità dell’amministrazione dello Stato.
Giovani in missione – parte sesta
La nostra routine ormai è ben scandita. Sabato mattina ci siamo concessi una piccola gita per svagarci e rilassarci un po’. La meta prefissata è stata Dilolo, nella Repubblica Democratica del Congo (che da qui in poi sarà RDC). Nonostante possa sembrare molto lontano, il confine si trova a pochi chilometri dalla nostra missione. Superate le due frontiere di controllo, la realtà in cui ci siamo imbattuti è completamente diversa da quella in cui stiamo vivendo. Ciò che divide i due Stati è, ufficialmente, il fiume Luau anche se la prima cosa che si nota è la fine dell’asfalto e l’inizio della strada sterrata.
Quando si parla di Africa, si tende un po’ a generalizzare e a basarsi sugli stereotipi che la società moderna ci offre. Con il passare dei giorni, ci stiamo rendendo sempre più conto, che l’Africa non è un unico stato, bensì un insieme di culture, lingue, paesaggi e popoli.
Le differenze tra Angola e RDC, non sono solo quelle legate al paesaggio o alla lingua..le persone sono diverse. Nonostante il tempo trascorso li sia stato davvero poco, tutti abbiamo percepito tale diversità. Le parole che ci hanno accolto sono state: “ Muzungu, Muzungu!” (= bianco, bianco!), urlate da una bambina al nostro passaggio. Questo fa capire quanto poco sia abituato questo popolo ad incontrare uomini europei ed a relazionarsi con loro. Tutto era nuovo per loro: il colore della nostra pelle, la nostra lingua ed i nostri apparecchi tecnologici. Molte persone, tra cui bambini, non volevano essere fotografati, come se fossero intimiditi dalle macchine fotografiche. Ci guardavano e ci sorridevano, ma sempre mantenendo una certa distanza, come si fa con le cose che non si conoscono!
Arricchiti da questa nuova esperienza, siamo tornati a Luau, dove ci aspettava una nuova sfida: la catechesi con i bambini.
Ci siamo divisi in tre gruppi, in quanto il loro percorso di catechesi si differenzia in base ai sacramenti: battesimo, comunione e cresima. Essendo abituati a gruppi formati da bimbi della stessa età, non appena siamo entrati nelle classi e ci siamo trovati di fronte a bambini di età molto differenti, ci siamo sentiti un po’ spaesati. Le attività che avevamo preparato, ci hanno permesso di superare con molta semplicità questa iniziale sensazione riuscendo, successivamente, a coinvolgere tutti i partecipanti.
L’indomani , dopo la messa con la comunità, abbiamo incontrato i catechisti. Il primo impatto non è stato dei migliori. Nonostante la numerosa partecipazione, si è percepita molta diffidenza nei nostri confronti. Mettendoci nei loro panni, riusciamo a comprendere che non è semplice accettare l’intrusione di giovani ragazzi che cercano di proporre le proprie conoscenze stravolgendo l’ordine quotidiano. Inoltre la differenza d’età tra noi e i catechisti non ha giovato, ma ci siamo sforzati a far capire loro, che la nostra intenzione è quella di confrontare i metodi di insegnamento e le differenti esperienze di fede. Ci siamo lasciati fiduciosi che i prossimi incontri possano dare i frutti sperati.
Le stesse difficoltà di comunicazione incontrate con i catechisti, si sono riproposte nell’incontro di lunedì, con gli insegnanti. Su 10 iscritti, solo 3 si sono presentati e la sensazione principale è stata che loro non erano lì per confrontarsi, ma per ricevere una formazione che gli possa tornare utile nella loro attività. Anche in questo caso speriamo che i prossimi incontri diventino occasioni di arricchimento reciproco.
Domenica sera le suore ci hanno invitato a cena nella loro piccola,ma accogliente casa. Il banchetto preparato era più che delizioso. ( La loro pizza era decisamente meglio del nostro primo esperimento!) Martedì 12 , in occasione dell’anniversario di L. Dehon, ricambieremo l’invito invitandole a cena qui da noi… speriamo di essere all’altezza!
Con l’inizio della settimana sono iniziati i test per accedere ai corsi di informatica. Dato che gli iscritti erano 170 circa, siamo stati costretti a selezionarne solo 40. Inoltre, i famosi computer che aspettavamo da Viana, non erano sul camion che teoricamente li doveva contenere. Così, dobbiamo arrangiare i corsi con l’utilizzo del proiettore e del computer portatile, che abbiamo portato dal Lisbona. Le lezioni sono state divise in due turni, mattina e pomeriggio, compatibilmente con gli orari delle altre attività e del generatore.
La prima lezione è andata molto bene. I ragazzi sono più preparati di quanto ci aspettassimo, e molto volenterosi di apprendere.
Lunedì sera, poi, c’è stato un momento molto importante per il gruppo, quello che in portoghese si chiama “Avaliação” cioè una revisione di quello che abbiamo vissuto in questi primi giorni di esperienza in missione. È stato indubbiamente un’occasione di scambio molto ricca e positiva, in cui, partendo dalla domanda: “Io come sto?” ognuno ha condiviso le proprie difficoltà, soddisfazioni, aspettative, limiti, tempi, preghiere, rapporto con gli altri…insomma il proprio vissuto a livello personale e di gruppo. Possiamo dire che sicuramente è stato fondamentale per chiarirci, ricaricarci e ripartire insieme…
A presto!
Giovani in missione – parte settima
La settimana che ci lasciamo alle spalle è stata molto impegnativa, ma positiva.
Il corso di informatica procede bene. Abbiamo terminato la spiegazione di Microsoft Word, e stiamo iniziando ad usare PowerPoint. Ogni giorno notiamo piccoli miglioramenti in ognuno dei partecipanti al corso, soprattutto nelle persone che sono partite con livelli di conoscenza più bassi. Tutti sembrano molto interessati a ciò che siamo qui a spiegare, infatti la mattina arrivano con mezzora di anticipo per potersi collocare nelle prime file, e al termine delle lezioni ci chiedono sempre di poter rimanere qui ad esercitarsi un po’. Anche i bambini, sono incuriositi dal nostro corso, e dopo la lezione della mattina, abbiamo permesso loro di venire a giocare a Pimball per prendere confidenza con i computer. Voi vi chiederete come fanno ad esercitarsi, dato che i computer non sono arrivati! Invece….. vi diamo una grande notizia, che abbiamo lasciato per ultima per tenervi sulle spine… I COMPUTER SONO ARRIVATI! Giovedì, dopo pranzo, il guardiano è venuto a chiamarci, tutto felice, dicendoci che erano arrivate delle casse da Viana. Non appena abbiamo scaricato tutto, ci siamo resi conto che il nostro progetto avrebbe iniziato a funzionare come lo immaginavamo in Europa. Così è stato. Questo non significa che non ci sono stati problemi.
Sono arrivati i cinque computer che aspettavamo, ma dopo averli montati ci siamo resi conto che solo due erano funzionanti. Poi Daniele è riuscito a farne partire un terzo improvvisandosi tecnico esperto. Nonostante non siano molti, ci permettono di tenere buone lezioni, in cui tutti riescono ad esercitarsi. Con i computer è arrivata anche una fotocopiatrice, che però, a causa del viaggio, non è utilizzabile, ma non disperiamo…in caso di necessità, le suore ci fanno usare la loro.
Figura 1: Allestimento sala di informatica dopo l’arrivo dei pc
I successivi due incontri con i professori sono stati completamente diversi dal primo. Sedici persone vi hanno partecipato, il tema centrale “la salute”. Proponendogli anche delle esercitazioni pratiche, la partecipazione è stata molto attiva e ci ha permesso di scambiarci punti di vista differenti, soprattutto a livello culturale.
Inoltre, i due incontri con i catechisti, incentrati sul tema: “essere catechista” e “introduzione alla Bibbia” tenuti da Padre Daniele, sono andati molto bene. Nel primo si è cercato di lavorare sul compito di essere guida, proponendo loro giochi che potranno essere riutilizzati con i bambini. Mentre nel secondo incontro abbiamo creato dei gruppi, ognuno dei quali doveva mimare una scena biblica per farla poi indovinare agli altri. Abbiamo notato che il miglior modo di interagire con i “locali” è la proposta di attività concrete, senza soffermarci troppo alla mera teoria.
Sabato 16, nel pomeriggio, Padre Maggiorino ci ha accompagnato a visitare la comunità di Ciyena a circa 20 km dal centro di Luau. I primi ad accoglierci sono stati i bambini, che hanno abbandonato ogni loro attività per correrci incontro incuriositi. Inizialmente cercavano di mantenere le distanze, un po’ spaventati da persone nuove e diverse, ma dopo aver rotto il ghiaccio con qualche canzone, ci hanno riempiti di sorrisi e gioia. Inoltre è stato bello incontrare Rodrigue, uno dei nostri amici catechisti, animatore di quella comunità.
Sabato sera Padre Maggiorino ci ha raccontato la storia della missione in cui ci troviamo (che riporteremo nelle ultime pagine).
Domenica 17, dopo pranzo, siamo partiti per Luena, sede della diocesi, situata a circa 340 km da Luau. La strada percorsa non è stata delle migliori, la parte centrale del tragitto era sterrata e piena di buche (perciò portiamo dietro ancora qualche piccolo trauma). Il viaggio tutti e nove nella stessa jeep non sarà stato confortevole, ma sicuramente è stato allegro e molto rumoroso!
Siamo arrivati nella casa di Padre Vincenzo quando ormai era buio, perciò non siamo riusciti a vedere molto, se non un bellissimo cielo stellato. Per la notte ci siamo divisi e le ragazze sono state ospitate nella casa delle suore (le cui condizioni erano decisamente migliori).
Lunedì mattina abbiamo potuto visitare le bellezze di Luena e siamo riusciti a fare un giro di saluti nelle diverse case di missione della città. Nel pomeriggio siamo tornati a Luau, senza Daniele che è dovuto rimanere a Luena per tenere una serie di incontri su richiesta del Vescovo.
Un abbraccio a tutti…
Ci sentiamo presto per l’ultima parte del diario!
P. Daniele, Annalisa, Marco, Francesca, David, Rita Sousa, Andreia, Rita Gloria.
Storia della missione di Luau
Contestualizzazione storica
Il nome Angola deriva da una tribù ‘Ngola che occupava la costa dell’attuale Angola.
La zona di Luau si trova nella parte Est dell’Angola ed è tuttora un luogo isolato. Solo negli ultimi anni è stata recuperata, eseguendo migliorie, per esempio stanno costruendo l’aeroporto, la stazione ferroviaria e stanno provvedendo ad asfaltare le strade.
Politicamente questo territorio non simpatizzava con la costa. La popolazione si sente poco angolana! Il governo, in passato, prendeva poco in considerazione tale parte, e perciò i sentimenti di non appartenenza continuavano a sussistere.
Durante la guerra furono molte le persone che fuggirono.
Evangelizzazione
L’evangelizzazione è iniziata, alla fine del 1400, cominciando dalla zona costiera verso il centro, prima nelle regioni settentrionali e poi in quelle meridionali. Dal 1865, una nuova evangelizzazione è stata compiuta dai missionari Spiritani svizzeri, poi dai missionari portoghesi e dai Benedettini.
È opinione diffusa che la costa fu evangelizzata in modo molto più profondo, rispetto alla parte est.
Nella regione di Moxico, i Benedettini arrivarono come missionari nel 1933, ed evangelizzarono l’immenso est dell’Angola. Luau fu una delle loro tappe. Nel 1935, furono a Kazombo (300km da qui) e successivamente si spostarono a Luau.
Una difficoltà che tuttora sussiste, deriva da una evangelizzazione superficiale, in cui tutti venivano battezzati senza dover affrontare un percorso di preparazione. Le missioni, ora, devono sopperire a tale mancanza, soprattutto aggravata dal lungo periodo di guerra civile.
Missione Luau
I Benedettini, dopo aver costruito la casa in cui è collocata la missione, nel 1985 circa la abbandonarono definitivamente a causa della guerra.
Nel 2004, all’arrivo dei Dehoniani, la missione fu trovata distrutta, così come la chiesa (tuttora in costruzione). Il numero di persone che componeva la comunità era scarso e solo con il tempo tornò a crescere.
14 Marzo 2005 fu inaugurata la presenza Dehoniana a Luau. Nel mentre i padri vivevano in una casa alla periferia della città.
La missione fu ricostruita con l’aiuto di molti benefattori. Un progetto internazionale servì a raccogliere i fondi per i lavori. Tutto il materiale per la ricostruzione arrivò da Luanda, e i trasporti furono difficili.
Furono fatti molti sforzi in questi 10 anni, per recuperare la missione.
La casa in cui noi ora ci troviamo è stata inaugurata il 28 Novembre 2010
L’area territoriale che occupa è ampia e la sede parrocchiale conta più di una ventina di piccole comunità annesse.
Curiosità
Legame tra Padri e Suore: c’è molta collaborazione tra i due e anche un rapporto di amicizia, poiché fanno parte entrambi due piccole comunità che si trovano a dover affrontare i grandi problemi dell’unica realtà che li circonda.
Preoccupazioni per il futuro: Il fatto che ci siano solo due persone in questa comunità preoccupa un po’ tutti. Il lavoro da fare è molto, ma le energie disponibili sono poche. Il motto che caratterizza questa missione è: “Meglio fare poco, ma farlo camminando insieme. Privilegiando i rapporti umani e non la costruzione di opere, che in seguito difficilmente verranno sfruttati ”. Il coraggio di dare tutto quello che si può dare, la preghiera, l’umiltà e la fede accompagna i padri infondendo maggior tranquillità e fiducia nel futuro (anche se non è facile).
Differenza missione e parrocchie europee: per prima cosa, oggi non esistono Le Missioni, ma esistono lo spirito missionario ed evangelico.
In Angola la missione ha lo scopo di essere la prima evangelizzatrice del popolo. Qui è necessario passare da uno schema che si basa su ruoli ben definiti (schema piramidale) ad una comunità, in cui tutti sono uniti e allo stesso livello. Come dicono papa Francesco e Padre Dehon, è necessario uscire tra la gente e lavorare insieme per il bene comune. Questo è ciò che si sta tentando di fare.
In Diocesi, il gruppo Salesiano è quello che lavora di più con i giovani.
In Europa c’è una grande crisi di evangelizzazione perché sta diminuendo la partecipazione alla vita cristiana. I processi di evangelizzazione sono opposti: in Africa cresce, mentre in Europa decresce; ma ovunque si parla di “nuova evangelizzazione”.
Primo impatto con le persone del luogo: in generale non ci sono grossi problemi. Uno dei grandi ostacoli che è ancor’oggi presente sono le molteplici lingue, 4-5, che limitano la comunicazione.
Un abbraccio
P. Daniele, Annalisa, Marco, Francesca, David, Rita Gloria, Rita Sousa, Andreia.