P. Giacomo Mismetti
Nato a Pradalunga (BG) il 23 novembre 1955
Prima professione il 28 settembre 1975
Professione perpetua il 24 novembre 1979
Ordinazione sacerdotale il 21 febbraio 1981
Attualmente risiedeva presso la Comunità dello Studentato Missioni (Bo)
Omelia nelle esequie
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. (…) Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita». Abbiamo voluto ascoltare queste parole del buon pastore nel giorno in cui ci congediamo da p. Giacomo. Sia perché sentiamo il conforto di questo invito a consegnare a Lui la nostra fatica, il dolore di questi giorni, le tante domande e tutto quanto non ci è possibile comprendere appieno. Sia per l’affetto particolare che lega la nostra famiglia religiosa dei Sacerdoti del Sacro Cuore a questo passo del vangelo di Matteo, nel quale il Signore manifesta quei tratti del suo Cuore – l’umiltà e la mitezza – ai quali vorremmo conformare la nostra scelta di vita, nella comunione fraterna e nel servizio pastorale.
La partenza improvvisa, «fulminante», di p. Giacomo ci ha lasciati costernati e senza parole. Combatteva da quasi due anni con una malattia minacciosa che ci teneva allerta. Ma il quadro pian piano stabilizzatosi ci aveva quasi abituati a una certa normalità, tra farmaci e terapie. Oggi dobbiamo ritrovare il senso di un passaggio difficile. La nostra fede nella risurrezione di Gesù ci rimanda alla Parola che sola ci offre una speranza capace di confrontarsi con la vita così com’è – percorsa da vene di bellezza e gioia profonde e segnata da fragilità e sofferenza – e dunque anche con la morte, che dei nostri giorni è compagna. «Nulla potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù», né morte né vita. Nulla è più forte di quella comunione che il Figlio di Dio ha vissuto e vive per amore con ciascuno dei suoi fratelli in umanità, con tutti coloro che il Padre ha messo nelle sue mani, affidandoli alla custodia del suo cuore umile e mite. «Venite a me voi tutti che siete affaticati … e io vi darò ristoro». A questo amore più forte della morte ci riaffidiamo e affidiamo p. Giacomo, confessando ancora – con le parole della Liturgia – la nostra fede: «ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta ma trasformata».
Il vangelo di lunedì, il giorno della sua morte improvvisa, ripeteva la promessa di Gesù: «Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà». Una promessa che proprio quel giorno trovava per Giacomo compimento e luce piena. Aveva consacrato la sua vita al Signore nella Congregazione dei padri dehoniani 48 anni fa. Aveva fatto la sua prima professione ad Albisola (Savona) nel settembre del 1975 e studiato la teologia qui a Bologna – nella comunità dello Studentato. Proprio qui, nella chiesa del Suffragio, dopo la professione definitiva dei suoi voti religiosi aveva ricevuto l’ordinazione diaconale (1980). Ad Albino, a due passi da casa sua, era poi stato ordinato presbitero nel febbraio del 1981. I primi anni del suo ministero li ha spesi con passione come educatore dei bambini nella nostra Scuola apostolica di Trento. Era poi stato richiesto per il servizio di segretario della Provincia italiana settentrionale per otto anni (1989-1997). Dal settembre del 1993 fino al suo trasferimento a Bologna – nell’estate del 2011 – è stato cappellano nella parrocchia di Cristo Re, a Milano. Quasi vent’anni di servizio pastorale intenso e fecondo; lo testimoniano le tante attività preparate per i giovani, i fidanzati e le famiglie (che Giacomo conservava ordinate), ma anche le numerose e cordiali lettere di saluto ricevute da tanti parrocchiani nel momento di lasciare Milano, destinazione Bologna.
Nell’estate del 2011 lo avevamo accolto in comunità allo Studentato, dove veniva per assumere l’ufficio di parroco di Santa Maria del Suffragio. Giusto un anno fa aveva dovuto rinunciare all’incarico a motivo della severa diagnosi che lo costringeva a una continua, sfibrante ripetizione di cicli di terapia. Di questi 11 anni di servizio qui tra noi – nella comunità parrocchiale di Santa Maria del Suffragio, ma anche nella Zona pastorale, dove è stato referente per l’ambito della catechesi – la memoria è ancora viva. Lo testimoniano la vostra presenza e i ricordi che ciascuno di voi conserva della persona di p. Giacomo e della sua attenzione per le diverse attività e per tante storie personali. Era nota a tutti la sua grande passione e competenza in ambito sportivo e il tifo accanito per la sua squadra del cuore, l’Atalanta, che era motivo di discussioni e prese in giro.
Fedele all’ispirazione di p. Dehon, Giacomo ha desiderato esprimere nella sua vita e nel suo ministero il volto e il cuore del buon pastore, annunciando e celebrando la misericordia di quel Dio che ha tanto amato gli uomini da non risparmiare il suo Figlio. Quel Maestro dal cuore mite e umile – amato, cercato e seguito nei giorni della sua vita – ora Giacomo lo contempla in piena luce. Consegnandolo all’abbraccio misericordioso del Cuore di Gesù, che cancella in lui ogni resistenza all’amore e perdona ogni traccia di peccato, ringraziamo per la sua vita e per la benedizione che è stata per tanti. Ogni gesto di bene, anche il più piccolo e discreto, seminato nei solchi delle nostre storie fragili porta il segno di una benedizione che scaturisce dal cuore di Dio e che la morte non cancella.
A p. Giacomo uniamo nella nostra preghiera fr. Pietro Galuppini – anche lui parte della nostra famiglia dello Studentato fino a pochi mesi fa e deceduto la mattina dello stesso giorno. Erano soliti sedere vicini a tavola in comunità ed erano spesso compagni di conversazione; ci piace pensarli ancora così, insieme, seduti ora alla mensa del Regno di Dio, accolti e serviti da quel Maestro e Signore che hanno amato e servito in questa vita.
p. Marco Bernardoni
Ciao Giacomo
Carissimo Padre Giacomo, grazie!
Hai accompagnato e guidato la nostra comunità parrocchiale con grande impegno e cercando di coinvolgere tutte le persone di buona volontà che negli 11 anni in cui sei stato il nostro parroco hai incontrato nel tuo cammino insieme a noi.
Quando nel 2011 sei arrivato fra noi, avevi già dovuto “fare i conti” con qualche problema di salute; nonostante ciò non ti sei mai risparmiato ed hai accompagnato e sostenuto fattivamente e nella preghiera tutti i gruppi di attività parrocchiale e le persone più bisognose.
Potrebbero essere davvero tanti i momenti che testimoniano la tua passione per la nostra comunità parrocchiale, personalmente ho trovato molto toccante ciò che avevi scritto a tutti noi subito dopo il tuo ricovero a fine 2021, nell’agenda di dicembre. Ci scrivevi così:
“Uno potrebbe pensare che 35 giorni di ricovero sono tanti e possano apparire interminabili. Forse è vero; ma devo anche dire che il tempo è passato più velocemente di quanto potessi io stesso immaginare. E questo grazie soprattutto a voi che, con la vostra “discreta” presenza mi avete fatto capire cosa significa essere “comunità parrocchiale”.
Ogni messaggio ricevuto, ogni telefonata la collegavo sempre ad un VOLTO. Sì, devo riconoscere che in un tempo in cui ci proteggiamo con una mascherina, mi esercitavo con la fantasia a togliere questa mascherina per «dare volto» a ognuno di voi. Sono stati 35 giorni in cui, abbandonata la preoccupazione dell’efficienza e delle cose da fare, ho chiuso un po’ gli occhi e lasciato vagare il “ricordo visivo”.
Ho riscoperto il volto un po’ rugoso dei nostri cari anziani così preziosi con la loro esperienza e la loro presenza orante in parrocchia; il volto di chi lavora e magari vive anche la fatica di mantenere il posto di lavoro. Mi è passato davanti il volto delle nostre famiglie, sia di quelle che vivono in piena armonia come di quelle che conoscono la fatica di un cammino nell’armonia, sia di quelle che si stanno ricostruendo dopo un progetto d’amore andato a male. Ho rivisto il volto delle tante persone che vivono da sole e aspettano che qualcuno porti loro un sorriso e una presenza di conforto; il volto dei tanti che bussano alla porta spinti dal bisogno e che spesse volte, nella fretta, non hanno avuto quell’attenzione anche solo umana di cui necessitavano. Davanti a me sono passati anche i volti dei nostri giovani, a volte enigmatici, ma che manifestano chiaramente il loro desiderio di “cose grandi”; il volto dei genitori che guardano con timore e speranza i loro figli crescere; il volto dei ragazzi e bambini che, pur nella loro spensieratezza, ci osservano e ci interrogano per capire da noi adulti quali possono essere le cose e i valori su cui poter costruire la loro vita. Non ho trascurato neppure il volto dei tanti che con generosità e nonostante i loro limiti si mettono a disposizione della nostra parrocchia e delle sue necessità…
Forse da questo elenco manca qualcuno, ma vi assicuro che con il pensiero ho percorso avanti e indietro tutte le vie della nostra parrocchia e ho cercato di entrare in ogni casa, cercando di ricordarmi come era fatta.
Ho messo poi
assieme tutti questi volti e ho scoperto che erano parte di un puzzle, quello
della nostra parrocchia che in questo
periodo ha dimostrato di poter camminare con le proprie
forze, senza dover obbligatoriamente dipendere da un “parroco”. È la
forza di una comunità ecclesiale dove ognuno è capace di dare il meglio di sé
in forza di quel sacerdozio battesimale che
rende ognuno importante e fondamentale nella costruzione del volto di Cristo che si concretizza in ogni comunità.”
Carissimo Padre Giacomo, anche questi 12 anni vissuti insieme sembrano essere trascorsi velocemente. Oggi, con questo nostro ringraziamento, vogliamo tenere insieme proprio tutti, da chi oggi non ha potuto essere presente a tutti coloro che ti hanno preceduto nella casa del Padre.
Come donne e uomini di fede, sappiamo bene che questo nostro saluto è in realtà un “arrivederci”, a quando contempleremo tutti insieme il volto di Dio, che è per noi “dono, gratuità, speranza, futuro, luce, pace, fiducia … “.
Mi mancherà il tuo saluto “Ciao, carissimo!” … ma non dimenticheremo mai il tuo sorriso. Ciao, carissimo Padre Giacomo, fai buon viaggio!
Cesare Mengoli
Parrocchia di Santa Maria del Suffragio – Bologna, 20 luglio 2023