P. Giuseppe Morandini

P. Giuseppe Morandini

Giuseppe Morandini

di anni 87

Nato a Bienno (BS) il 14 dicembre 1929 – Deceduto a Bolognano il 13 agosto 2017

«Sono stato a trovare p. Giuseppe M. passando da Trento il primo agosto.  Gli ho parlato assicurandogli la preghiera e chiedendo di aiutarmi se arrivasse prima. Mi ha risposto con un filo di voce che ci stava. La Signora che l’assisteva mi ha testimoniato la sua bontà e disponibilità e attenzione, fin dal tempo dell’università, con gli studenti che dovevano prepararsi alla tesi di laurea. Del resto si vedeva con quale cura se lo coccolava! Una morte mi diceva “non si improvvisa” e Giuseppe non lo aveva mai sentito lamentarsi,  mai una pretesa e sempre grazie, per favore…». (D. Ganarin)

A Bolognano p. Morandini si trovava per una prolungata convalescenza dopo i malanni che avevano caratterizzato i suoi ultimi mesi romani. Il periodo che ha coinciso con i giorni precedenti la sua morte  il Confratello era solito trascorrerlo di solito in quel di Albino. Quest’anno le cose si erano precocemente volte al peggio e, benché non del tutto ufficializzata, la sua presenza a Bolognano era in qualche modo prevista ormai come stabile.

Quando domenica 13 verso le 20 p. Giuseppe Morandini ha cessato di vivere e la diligenza di p. Brunet si è affrettata a mandare un primo provvisorio annunzio dell’evento, la domenica con i vari ministeri era finita per tutti, ed era così finita anche la giornata terrena di p. Giuseppe.

Uomo mite e cordiale in vita, è stato mite anche nella malattia come appunto racconta ora qualcuno che lo ha assistito e può testimoniare «la sua bontà e disponibilità e attenzione, fin dal tempo dell’università, con gli studenti che dovevano prepararsi alla tesi di laurea».

Il giorno dopo, quello in cui si sono avviati i vari adempimenti di rito, era lunedì 14 agosto. La liturgia portava S. Massimiliano Kolbe, martire della carità. La mente pensava che era anche la vigilia di Ferragosto, che per la liturgia è soprattutto vigilia della solennità dell’Assunzione di Maria.

Un contesto particolare fatto di ferie, di feste, di memorie che in questo caso erano diventate  anche ricordi, ricordi di chi era appena tornato alla casa del Padre. Alle Lodi del mattino del lunedì della 3° Settimana l’antifona del primo Salmo e il Salmo stesso recitavano «Beato chi abita la tua casa,  o Signore/  sempre canta le tue lodi!/ Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio» (Sal 84, 5s): un salmo di  pellegrinaggio con il desiderio del tempio del Signore, precisava il breviario romano.

Nato a Bienno il 14 dicembre 1929, P. Giuseppe aveva ricevuto Battesimo e Cresima  nella parrocchiale della cittadina bresciana. Ad Albino avevo frequentato le medie e il ginnasio, essendo ricevuto postulante nel giugno 1946. Novizio ad Albisola (29.09.1946) aveva emesso la prima professione l’anno successivo, rinnovando poi una volta ad Albino e quindi  a Monza negli anni 1948 -1950. Gli studi liceali avvennero in parte a Foligno e poi a Monza, dove aveva anche emesso la professione perpetua nel 1951.

Dopo due anni da prefetto  a Trento (1951-1953) era stato mandato per gli Studi teologici a Roma dove venne ordinato presbitero il primo luglio 1956. A conclusione dei suoi studi aveva conseguito la Licenza in teologia, quindi la Laurea (1971).

Facendo un’estrema sintesi dei suoi uffici nell’Istituto e nella Chiesa, lui stesso nella scheda aggiornata nel 2014 aveva ricordato: Andria (1957-1959 – vicerettore) e poi dal 1959 fino all’altro ieri i molteplici impegni avuti in quel di Roma, Cristo Re… incluso il periodo in cui fu superiore della Comunità (1982 -1987), consigliere provinciale (1978-1982), Assistente ecclesiastico Nazionale “Fanciulli di Azione Cattolica” (59-70), Assistente Commissione Italiana del B.I.C.E. (70-73) (Uff. Inter. Cattolico Ragazzi), Assistente Nazionale “Azione Cattolica Ragazzi”(70-76), Collaboratore dell’Ufficio Catechistico Nazionale (76-86), dal 1978 Professore di Catechetica alla Pontificia Università Urbaniana e di Morale Professionale alla Facoltà dell’Istituto Universitario “Maria Assunta”.

Nel 1998, annunciava un biglietto della Congregazione dei Santi a firma del card. Saraiva Martins

Giovanni Paolo II lo aveva iscritto tra i Consultori della Congregazione delle Cause dei Santi con tanto di biglietto di nomina dell’allora Segretario di Stato, Card. Sodano, quando era il 23 luglio 2003.

Di una richiesta di collaborazione editoriale a Evangelizzare come Direttore responsabile  dicono un paio di lettere dell’allora Provinciale che lo sollecitava ad accettare la nomina a direttore e il trasferimento a Monza.

Non ci fu tuttavia un seguito effettivo per un insieme di ragioni. Lo stesso Provinciale convenne alla fine sulla non viabilità dell’ipotesi: era l’ottobre 1977.

Da sempre aveva collaborato con la redazione di  “La Giostra” il periodico per bambini fino ai 6 anni  dell’AVE  e oggi Fondazione Apostolicam Actuositatem.

Come annuncia un biglietto della Congregazione dei Santi a firma del card. Saraiva Martins, il papa Giovanni Paolo II lo aveva anche iscritto tra i Consultori della Congregazione delle Cause dei Santi con tanto di biglietto di nomina dell’allora Segretario di Stato, Card. Sodano, quando era il 23 luglio 2003.

L’annuncio funebre inoltrato in tarda serata di domenica 13 agosto da p. Brunet ha informato  che p. Giuseppe Morandini sarebbe stato ricordato nella s. Messa del 14/08/17 nella Comunità di Bolognano, vigilia dell’Assunta.

Il funerale è stato celebrato a Bienno (BS) nella chiesa parrocchiale giovedì 17 agosto alle ore 16.00, officiato dal Superiore Provinciale mentre l’omelia è stata tenuta da p. Stefano Zamboni, superiore della Comunità di Roma III, presente un cospicuo gruppo di confratelli, rappresentanze romane e tanti compaesani. È seguita la tumulazione nella Cappella dei sacerdoti nel locale cimitero.              

A ricordarlo saranno soprattutto i parrocchiani di Cristo Re Pacifico in Roma, i giovani che lo avevano avuto consigliere spirituale, l’Azione cattolica e le tante persone che hanno tratto beneficio dal suo ministero valorizzato da competenza, cordialità e mitezza.


Omelia nelle esequie di p. Giuseppe Morandini

1Gv 3, 1-2
Sal 26 (“Il Signore è mia luce e mia salvezza”)
Mt 11,25-30

Non so quali letture p. Giuseppe avrebbe scelto per questa liturgia. Penso però che quelle che abbiamo appena proclamato non gli sarebbero affatto dispiaciute. Esse ci parlano del mistero profondo di Dio, del suo essere più intimo e ci orientano subito all’essenziale. A p. Giuseppe non piacevano i discorsi troppo lunghi, le prediche cervellotiche, i ragionamenti arzigogolati. La fede doveva arrivare diritta al cuore, con semplicità e profondità. Quando parlava di come trasmettere l’annuncio cristiano ricordava sempre quanto gli aveva detto in occasione di una udienza all’Azione cattolica il papa Paolo VI: «poche cose, p. Giuseppe, poche cose…!» Quando si cerca di comunicare la fede, infatti, è importante non perdersi in tanti rivoli periferici, ma bisogna sapersi concentrare su ciò che è veramente essenziale, indispensabile, vitale.

Così sono le parole di Gesù che abbiamo appena ascoltato: benedice il Padre perché la rivelazione tocca il cuore e la mente di chi è piccolo, di chi si lascia stupire dal mistero trascendente del Dio che ci ama, ci conosce e ci conforta. E Gesù si presenta come mite e umile di cuore, capace di una compassione infinita per chi si trova oppresso e affaticato. Il Cuore di Cristo è l’espressione di questa immensa sintonia di Dio con l’uomo, con ogni uomo (cf. Mt 11,25-30). San Giovanni ci dice poi che la nostra dignità è quella di essere figli di Dio, elevati al mistero stesso del Figlio unigenito che riceve tutto dal Padre per potersi ridonare a lui fino in fondo, fino alla fine. E che se fin d’ora siamo figli, scopriremo tutta la bellezza di esserlo quando vedremo Dio faccia a faccia, così come Egli è (cf. 1Gv 3,1-2).

Erano verità su cui p. Giuseppe tornava spesso nella sua predicazione. Ricordo di avergli chiesto un anno fa di tenere una meditazione per i giovani universitari della nostra parrocchia in preparazione alla quaresima. Pur essendo di sera, quando preferiva ritirarsi (diceva che la notte è fatta per dormire!), ha accettato volentieri e ci ha regalato una meditazione che i ragazzi ricordano ancora. Ha detto cose semplici, non ha cercato novità stravaganti, ha ribadito le cose di sempre: che la nostra fede si fonda sulla risurrezione di Cristo e che il nostro essere cristiani non è fatto solo di verità da conoscere, ma soprattutto di realtà da vivere. E per questo, diceva, è necessario avvicinarsi sempre più alla persona di Gesù, imparare i suoi gesti di misericordia, mettersi in ascolto delle sue parole di vita. Sicuramente sono le cose che anche oggi ricorderebbe a ciascuno di noi qui nel suo amato paese, nella chiesa dove è stato battezzato il 17 dicembre 1929, tre giorni dopo la nascita. E lo farebbe col suo stile inconfondibile, essenziale quasi da poter sembrare austero, ma che si apriva talvolta a momenti di ammirazione per la bellezza del dono della fede.

«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). Questa rivelazione p. Giuseppe l’ha vissuta e comunicata non solo negli anni in cui ha girato l’Italia come assistente nazionale dell’azione cattolica ragazzi, non solo quando ha collaborato alla stesura dei catechismi o ha insegnato nelle pontificie università romane, non solo nei numerosi esercizi spirituali predicati alle suore o nelle omelie tenute nella nostra parrocchia, ma anche in questi ultimi mesi.

Sono stati mesi di sofferenza in cui le forze progressivamente gli sono venute meno ed è cominciato il suo cammino  verso il congedo da questo mondo. Mesi di sofferenza, certo, ma anche di una rivelazione nuova. Mesi in cui p. Giuseppe ha intensificato la sua frequentazione con Dio nella preghiera, a cui sempre di più ricorreva, soprattutto con il rosario. Mesi in cui gli è stata chiesta docilità e fiducia nella provvidenza. Nei momenti di dolore non si è mai lamentato, si è sempre fidato dei medici con grande rispetto. Non ha perso la sua affabilità, il suo buon umore, il suo incrollabile ottimismo. Questo grazie al suo totale abbandono alla volontà del Signore, certo. Ma anche grazie alle persone che in diverse maniere gli sono state accanto e che qui desidero ringraziare in modo del tutto particolare: innanzitutto Lina, che gli ha dedicato l’attenzione e l’affetto di una vera sorella, e poi le Suore canonichesse che lo hanno accudito con tanta generosità e premura, i medici del Gemelli, che lo hanno edificato con la loro gentilezza e competenza, la sua comunità dehoniana di Cristo Re a Roma, dove ha vissuto per oltre cinquant’anni, e quella degli ultimi due mesi di Bolognano.

In un libretto sull’eduzione cristiana dei bambini che aveva scritto vent’anni fa («Coltivare il seme della parola»), p. Giuseppe concludeva le sue riflessioni con queste frasi: «Non mettere mai le nubi di oggi davanti al sole di domani! La provvidenza di Dio sorge ogni giorno prima del sole». Questo era l’ottimismo cristiano di p. Giuseppe. Questo era il fondamento della sua speranza. Proprio a questa provvidenza di Dio, che sorge ogni giorno prima del sole, lo affidiamo ora con piena fiducia.

P. Stefano Zamboni


Messaggio di p. Antonio Panteghini

Carissimi sacerdoti dell’Unità Pastorale  della Valgrigna, carissimi compaesani,

desidererei essere presente all’eucaristia di commiato del carissimo p. Giuseppe, per celebrare con voi , con i confratelli  e i sacerdoti  riuniti attorno all’’altare   e alla bara,   l’estremo saluto al nostro caro compaesano. Purtroppo la  lontananza me lo impedisce, ma vi assicuro della mia partecipazione spirituale.

Il primo  ricordo che io ho di P. Giuseppe è molto lontano, penso fosse nel 1943, quando lo vidi in paese , tornato da Albino per le vacanze, entrare in  chiesa con la sua veste talare.  Mi impressionò molto, e  penso che questa ammirazione sia in parte all’origine della mia vocazione.  Alcuni anni dopo ho preso lo stesso cammino di Albino e in tempi diversi siamo diventati membri della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore, insieme con P. Damiano Bettoni e Fratel Pierino Morandini.

Abbiamo servito la stessa Chiesa e la stessa Congregazione ma i nostri cammini non si sono mai incrociati. Ci conoscevamo bene, ci vedevamo volentieri quando  capitava, ma non abbiamo mai vissuto nella stessa comunità.  Lui era destinato ad un servizio specializzato alla Chiesa con le molteplici  responsabilità formative che ha sempre esercitato risiedendo a Roma, io invece per il servizio della Congregazione, mi sono spostato diverse volte. Quando ci incontravamo parlavamo volentieri dei rispettivi impegni, ammirati l’uno dell’atro per  le meraviglie che il Signore  ci concedeva di fare. Era un uomo piacevole, allegro, faceto, sempre contento. Il suo carattere l’ha facilitato nei contatti con tutti,  specialmente con i giovani e i ragazzi di cui si è sempre occupato.

Amava molto  Bienno, ne parlava con orgoglio e nostalgia.  Ha sempre tenuto fede alle sue origini e ci tornava volentieri, fino a quando, e questo è stato il suo cruccio degli ultimi  anni,  gli sono mancati i punti di appoggio per poter tornare regolarmente a Bienno. Quando ha venduto la casa buona parte del ricavato l’aveva destinato alla mia missione.

Penso che possiamo  essere fieri di questo grande compaesano che ci ha fatto onore con la sua vita e la sua attività. Ora abbiamo il dovere di accompagnarlo con la nostra preghiera ma nello stesso tempo possiamo chiedergli che anche lui preghi per noi e interceda per tutti presso il Padre di cui ora gode la compagnia.

Ai parenti, anche lontani,  che sono attorno alla sua bara, le mie condoglianze sincere. Assicuro tutti delle mie preghiere per voi.

P. Antonio Panteghini scj,
missionario in Camerun

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